Il progetto Social care è una diretta conseguenza del progetto Be care che nasce per fornire supporto ai caregiver di anziani fragili. Donata Bertoletti, brillante portavoce del Forum del Terzo settore, avrebbe qualcosa da ridire sul termine “caregiver”, che sostituirebbe volentieri con un termine italiano come “il familiare o colui che si prende cura”. Del resto, si prende in giro lei stessa per questa sua idiosincrasia per i termini anglofoni. Non diremo quindi che Eleonora Gheduzzi è la project manager, ma da lei ci facciamo raccontare del Social care.
«Il progetto Social care - spiega la ricercatrice del Politecnico di Milano - nasce dalle indicazioni del progetto Be care che si è concluso lo scorso anno. Era un progetto finanziato da Fondazione comunitaria, promosso e completato da Università Cattolica, Politecnico di Milano, Camera di commercio di Cremona e Comune di Cremona. Dal progetto è emersa la necessità da parte del Territorio di avere un luogo unico dove poter trovare tutte le informazioni riguardanti i servizi sanitari, sociosanitari e sociali per i familiari (caregiver) e per gli anziani. La stessa esigenza, peraltro, è stata espressa anche dai caregiver. Tutti gli enti sanitari, socio-sanitari e sociali concordano sul fatto che l’attuale offerta di servizi sia frammentata. Anche da parte loro è stata sottolineata la necessità di presentare l’insieme dei servizi in una modalità unica, in modo che gli anziani e i loro caregiver possano orientarsi e scegliere il servizio che meglio risponda alle proprie esigenze. C’è chi avrà bisogno di un infermiere professionale, chi di un’assistente familiare, altri di un trasporto per una visita».
«Il progetto Social care - continua - nasce dunque in risposta a queste due esigenze ed è scritto a 4 mani: Comune di Cremona, Università Cattolica, Politecnico di Milano e il Sol.co. Rispetto al progetto Be care, scompare la Camera di commercio ma si aggiunge il Consorzio Sol.co, un insieme di cooperative sociali del Cremonese che abbiamo inserito per valorizzare la loro esperienza in campo socio sanitario. Capofila del progetto è l’Università Cattolica che ne ha la responsabilità scientifica. Il finanziamento del progetto arriva da Fondazione Cariplo».
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