la macelleria Ghiggi di Castelverde
Una scuola di pensiero legata al “Gastronauta” Davide Paolini, recita che un macellaio difficilmente impara a maneggiare il coltello con maestria se non inizia a farlo da bambino. Aldo Ghiggi, titolare dell’omonima macelleria, non la pensa così: «Ovviamente - racconta - anch’io ho cominciato molto presto a dare una mano in negozio: prima imballavo e preparavo pacchetti per poi passare alle consegne ed arrivare a usare il coltello. Penso sia importante l’esistenza di scuole professionali per formare nuovi macellai. Uno dei maggiori problemi delle nostre realtà è senza dubbio la mancanza di ragazzi che intraprendano questa professione: ho due figli (Paolo e Claudio, con quest’ultimo immortalato con le mani in quelle di Papa Francesco in un quadretto che campeggia dietro il bancone, ndc) e non so cosa faranno da grandi, ma non mi sento di spingerli alla prosecuzione dell’attività di famiglia perché difficilmente troveranno personale che li possa aiutare nella professione». «Il lavoro del macellaio - continua - si è molto alleggerito nel tempo, non richiede più la manualità di qualche decennio fa e ora è molto aiutato da nuove tecnologie, ma ha perso appeal presso i giovani. E un mestiere molto delicato e va svolto da chi capisce l’importanza di maneggiare e lavorare una materia viva che ha bisogno di mille attenzioni per conservare fragranza e qualità organolettiche». «Adesso - prosegue - ho due dipendenti in macelleria, Achille e Ottorino, e due signore part-time, Lucia e Michela, che si occupano dei preparati “pronti a cuocere”, ovvero di prodotti che evitano ad una donna dei nostri tempi di stare troppo impegnata in cucina. Poi, tutto non funzionerebbe senza la presenza di mia sorella Emi che, oltre ad occuparsi del negozio, è l’anima economica dell’azienda e senza i preziosi consigli di mamma Adele che ha recentemente abbandonato il bancone dopo quasi sessant’anni di attività»...
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