Cremona è la terza provincia italiana per valore dell’export di acciaio, preceduta da Brescia e Udine. Nel 2020 ha venduto prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio per 982 milioni di euro, in calo tendenziale del 12,1%. Una variazione migliore della media nazionale del 18,6%, anche se il trend di decrescita durava già dal 2019 ed è stato accelerato dalla pandemia. È quanto emerge dall’elaborazione di dati Istat dell’Ufficio Studi siderweb. Sul podio, le prime due posizioni non sono cambiate rispetto al 2019: al vertice c’è ancora Brescia, al secondo posto Udine. Milano è invece scesa al quarto gradino, lasciando il terzo a Cremona. Il calo delle esportazioni del 12,1% è stato causato, analizza Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, dalla «flessione delle vendite sia nei Paesi dell’Ue (-12,3%) sia nei Paesi extra Ue (-15,1%). Il calo ha riguardato in misura maggiore i prodotti della siderurgia (-17,6%) rispetto ai tubi (-8,4%). A livello di singoli Paesi, la diminuzione più consistente delle esportazioni ha riguardato la Germania (-28,7%), il primo importatore con una quota del 22,2%; seguita da Belgio (-28,1%) e Austria (-22,6%). Le esportazioni sono invece aumentate verso la Slovenia (+4,7%) e la Francia (+0,6%), secondo Paese importatore con una quota del 10%».
A livello nazionale, l’export di acciaio nel 2020 è diminuito del 18,6% nel 2020, passando da 18,1 a 14,7 miliardi di euro. «Tale variazione – analizza Tosini - è dovuta sia alla riduzione dei prezzi (in media -4,6%), sia al calo delle vendite all’estero in quantità (-14%)».
Variazioni negative molto più alte della media sono state registrate dai poli di Taranto (-56,9%), Genova (-40,9%) e Alessandria (-40,6%), dove sono dislocati gli impianti produttivi dell’ex Ilva. Hanno avuto performance peggiori rispetto alla media anche i poli di Ravenna (-37,7%), Bergamo (-25,9%), Aosta (-24,2%) e Torino (-23,7%).
Di contro, hanno registrato variazioni negative significativamente più ridotte rispetto al 2019, oltre a Cremona, anche Mantova (-9,1%), Forlì-Cesena (-11,2%), Lecco (-11,5%) e Vicenza (-12,8%).
Dall’analisi emerge il profondo cambiamento della geografia dei poli produttivi italiani rispetto al periodo precedente la grande crisi economica del 2008. «Le esportazioni – sottolinea Tosini - hanno registrato una riduzione molto più marcata nelle province dove sono (erano) presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni. Infatti, nel 2020 rispetto al 2008, le esportazioni di prodotti siderurgici della provincia di Taranto (ex Ilva) sono diminuite dell’86,8%, relegandola al penultimo posto nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani; quelle della provincia di Livorno (ex Lucchini Siderurgica di Piombino) si sono ridotte del 74,3%, causando l’esclusione dai primi venti poli siderurgici italiani; le esportazioni della provincia di Torino (ex stabilimento thyssenkrupp) sono diminuite del 62,1%, provocando la perdita di sette posizioni nella classifica».
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