L’effetto della pandemia, in un contesto che presentava già diverse difficoltà, e le prospettive per un autunno e un 2021 che si prospettano tutt’altro che semplici per il comparto metalmeccanico. A fare il punto della situazione è Monica Tonghini, Segretario Generale della Fim Cisl Asse del Po.

Che effetto ha avuto l’emergenza sanitaria?
La pandemia e il fermo primaverile hanno appesantito una situazione che già c’era. Il Covid ha aumentato infatti questa situazione di gravità. Come settore avevamo già chiuso il 2019 in modo non felice: c’erano già campanelli significativi di crisi. E’ vero che alcuni sottosettori non avevano problemi, ma altri ne avevano diversi, a partire da quello dell’automotive che vede coinvolte molte aziende del territorio che sono legate a questo comparto. Se la situazione di crisi che il settore stava vivendo prima era strutturale e congiunturale, ora è ancora peggiore con un conseguente rallentamento di richieste di beni di consumo a livello nazionale, ma anche internazionale. La pandemia ci ha però insegnato anche tante cose, a partire dal fatto che dobbiamo attrezzarci: bisogna ragionare sugli orari di lavoro perché gli ammortizzatori non si possono usare all’infinito, magari prendendo in considerazione una riduzione dell’orario di lavoro che permetta a tutti di lavorare. Ha sdoganato lo smart working, che sembrava non si potesse fare in Italia, ma che è un’opportunità che va regolamentata...


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Mauro Taino

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