Chi di noi non ha sgranato gli occhi e spalancato la bocca non appena sentiva il suono del "C'era una volta..."? Così cominciano quasi tutte le favole. E quasi tutte raccontano di “storie d’amore”. Ovviamente a lieto fine: dopo mille disavventure, dopo sforzi, lotte magiche e trasformazioni finalmente arriva quel tanto atteso “E vissero felici e contenti”. Ma nelle versioni originali le “fiabe” sono tutt’altra cosa. I principi azzurri sono soggetti tutt’altro che raccomandabili, dai quali è meglio stare alla larga. All’amore nelle favole è dedicato il secondo appuntamento de “l’ora delle donne” in programma martedì 28 marzo, alle ore 21, a Palazzo Vidoni, sede della Confcommercio Cremona. Relatrice è la dottoressa Maria Grazia Lombardi, docente di "Grafologia" presso l'istituto di analisi immaginativa (scuola superiore di formazione in psicoterapia riconosciuta dal Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica) e da tempo si occupa di mediazione familiare presso il Tribunale dove opera come consulente. “Nell’immaginario collettivo sono entrate versioni “edulcorate”. In origine le fiabe sono zeppe di omicidi, torture, e altri eventi da far impallidire Tarantino e i suoi film. Sangue e violenza come specchio della società in cui vennero elaborate” – spiega Nadia Bragalini, presidente di Terziario Donna, che organizza il ciclo di incontro. Così si scopre che Biancaneve, nella favola originale ha solo sette anni. E a quell’età si sposa e “arrostisce la madre sui carboni ardenti”. In Cenerentola, invece, altro che dolci topini che si trasformano in cavalli bianchi. La dolce ragazza uccide la matrigna e dei corvi strappano gli occhi alle sorellastre. La Sirenetta, La Bella Addormentata, Pochaontas (che tra l’altro è una storia vera) e così tantissime altre fiabe nella loro versione originali erano molto diverse da quelle che conosciamo, ma rappresentavano una società molto più reale. “Biancaneve ed Alice, ad esempio, nei cartoni della Disney sono il simbolo della purezza e della gentilezza. - spiega Naia Bragalini - Ma in realtà sono ragazze forti, fantasiose, possiedono fascino, carica femminile ed elementi densi di simbolismo. Basti pensare alla mela della strega e a quella di Eva. Insomma, sono – per molti aspetti, donne moderne, più moderne di quanto vengano percepite nell’immaginario collettivo”.
“L’incontro di martedì – conclude – è inserito in un ciclo di incontri, con cadenza mensile che hanno lo scopo di tornare a fare cultura per i nostri imprenditori, per i nostri ragazzi e per la nostra città. Si tratta di iniziative libere e aperte a tutti i cittadini. Sono, insomma, una occasione per comprendere meglio la società e, soprattutto, noi stessi”. Con una consapevolezza che, più o meno inconsciamente, ci spinge - anche da adulti - a credere nelle favole. Perché, alla fine, in ogni fiaba che si rispetti “vissero tutti felici e contenti”.
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