Noto con piacere che, come avevo auspicato, il dibattito sulle Aree Vaste è entrato nel pieno del dibattito e mi auguro, al contempo, che mantenga un livello di dialogo costruttivo-tecnico e non ideologico, riconoscendo pari dignità a tutti i territori e non subalternità, dove tutti gli attori locali, come anche evidenziato dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, potranno dire la loro.
Detto questo, proprio in tale positivo spirito costruttivo di partecipazione e condivisione di scelte che andranno ad avere ricadute in termini diretti sui cittadini, il tema delle infrastrutture è centrale e quindi strategico.
Come si sono investiti circa 80 milioni di euro per il raddoppio della Paullese, con nuove opere e riqualificazioni, in attesa del completamento in parte Milanese, parimenti si investa nel Casalasco in connessione con il Mantovano, dall’autostrada Cremona-Mantova alla riqualificazione fluviale e ferroviaria; sono, peraltro, sotto agli occhi di tutti i gap infrastrutturali viari che separano questo territorio dal resto della provincia.
Proprio per questo non si può escludere la popolazione del sud Lombardia da una efficace e funzionale mobilità che sviluppi i segmenti acqua, ferro e gomma.
In tale ottica non vedo, quindi, spreco di denaro pubblico ed il contestuale miglioramento del budget ai fini di far partire, in termini funzionali, l’iter progettuale, non può che essere un beneficio per le comunità locali. Non solo: come peraltro evidenziato dalla responsabile ambiente della segreteria provinciale del Pd, Francesca Pontiggia, il piano regionale Trasporti e Mobilità proposto dalla Giunta Maroni inserisce la Cremona-Mantova tra le infrastrutture strategiche.
Certamente andranno fatti piani, analisi e condivisioni dei processi, ma non si può prescindere da un’opera che va ad interagire con il “corridoio” Tirreno-Brennero, peraltro opera ritenuta strategica dallo stesso Governo.
La vera questione è investire in queste comunità locali sud lombarde. La nostra è, per natura, una provincia stretta e lunga e, al di là di ogni sano e giusto dibattito, anche campanilistico, il nostro territorio, dal Cremasco al Soresinese, dal Cremonese al Casalasco, non può essere escluso da logiche di sviluppo strategico regionale, il più possibile integrate.
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