La dirigenza rossoblu smentisce
e annuncia un comunicato stampa
È polemica dopo la gara di hockey di Serie A2 tra Pieve 010 e Cresh Eboli di sabato scorso, al palazzetto dello sport di San Daniele Po. Nel mirino i sostenitori della formazione cremonese, che secondo le rimostranze espresse dalla presidentessa del club ebolitano, Angela Califano, avrebbero ingiuriato la squadra ospite con cori razzisti. «Siamo stati bersagliati da cori razzisti – ha spiegato al Corriere del Mezzogiorno – la cosa mi ha irritato ancora di più perché quei cori sono arrivati prima del minuto di silenzio in ricordo del grande Pietro Mennea, un uomo di sport e soprattutto un meridionale, e di Manganelli, altro personaggio del Sud di grande spessore. Molti dei giocatori erano intenzionati a non scendere in campo, poi la società è intervenuta e li ha spinti a giocare. Con una motivazione ben chiara: lo sport deve sempre vincere sul razzismo».
La società rossoblu si chiama fuori e prende le distanze dalle dichiarazioni salernitane, annunciando a breve un comunicato stampa. Il presidente della Pieve 010 Diego Trevisi sostiene che i tifosi non siano andati oltre il consueto supporto casalingo. «L'unico cosa detta al termine della partita – afferma – è stata: 'E ora tutti a casa', qualcosa forse di non estremamente sportivo ma quasi una frase scaramantica, che viene gridata ogni volta al termine delle partite in casa a tutti i nostri avversari, non dissimile da quanto si senta in tutti i palazzetti. Sono amareggiato per le parole della presidentessa dell'Eboli. I nervi erano un po' tesi al termine della gara, loro avevano subito due espulsioni sul 10-8, ma alla fine dell'incontro sono anche andati sotto la curva per salutare. Alcuni dei loro giocatori hanno anche sottolineato la bellezza di poter giocare con un tifo del genere».
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