presso il Polo di Cremona del Politecnico di Milano si è tenuto il seminario "Ritardi ed extra-costi - Le performance a consuntivo delle grandi opere e le lezioni da trarre" il cui obiettivo era offrire chiavi di lettura per interpretare le performance delle grandi opere.
La domanda da cui è partito il relatore, Tristano Sainati, brillante laureato del Polo di Cremona e attualmente docente presso l’Università di Leeds, è stata: “È vero che le grandi opere sono sempre in ritardo e costose? Perché?”
Dopo aver chiarito cosa può essere definita una grande opera infrastrutturale (quale ad esempio un porto, un aeroporto, un gasdotto, una grande diga, un impianto nucleare, una raffineria, un tunnel, un viadotto), e quale può essere la tipologia di una grande opera (pubblica o privata), sono state precisate le dimensioni che concorrono a rendere grande un’opera: la dimensione tecnologica, la dimensione economica, la dimensione temporale, la complessità e l’importanza strategica.
Per poter misurare la performance di un progetto infatti è necessario valutarne tempi, costi e il suo scopo/finalità.
Considerando gli studi effettuati sulla realizzazione di 245 grandi dighe, gli extra costi e i ritardi si sono verificati nel 75% dei casi analizzati. Esaminando invece le grandi opere di trasporto il 90% delle infrastrutture costano di più di quanto pianificato.
Quindi ritornando alla domanda iniziale, le grandi opere sono caratterizzate da ritardi ed extra costi e da una polarizzazione delle performance ovvero vanno molto bene o vanno molto male (i casi peggiori di grandi opere si sono verificati nella raffineria).
Ciò è dovuto a tre fattori principali:
Aspetti psicologico- cognitivi;
Aspetti politico-strategici (opportunismo);
Ragioni tecniche.
Gli aspetti psicologico-cognitivi possono essere legati a bias cognitivi, le valutazioni non sono pienamente razionali, ma c’è una forte componente emotiva, ottimismo e una sopravvalutazione o eccessiva fiducia nei propri mezzi (overconfidence).
Tra gli aspetti politici invece rientrano elementi di opportunismo ovvero manipolazione dei dati che portano per esempio a stimare un budget iniziale più basso di quello necessario e la corruzione.
Oltre a questi primi due aspetti che non sono empirici, quindi non quantificabili, i ritardi e gli extra costi possono essere causati da errori tecnici.
Per esempio le gare d’appalto prevedono che vinca chi ha previsto costi più bassi ma questo espone ad un rischio maggiore.
Il sovraccosto dell’opera inoltre dipende da come si calcola il costo stesso.
Le stesse stime di costi sono diverse in base alla fase del progetto: le stime di massima previste inizialmente sulla base di poche informazioni, le stime di tipo fattoriale che si elaborano quando si hanno maggiori informazioni e le stime analitiche disponibili nella fase finale non corrispondono, c’è una disomogeneità tra queste diverse stime e spesso le stime iniziali non hanno basi scientifiche.
Le grandi opere inoltre sono molto diverse tra loro, fanno parte di un insieme non omogeneo, e si distinguono per l’aspetto contrattuale, l’aspetto finanziario, il contesto istituzionale/legale, il contesto economico, le direttive istituzionali/amministrative, la tecnologia dell’infrastruttura, gli stakeholder coinvolti e l’accettazione pubblica.
Per questo motivo le statistiche possono fornire risposte parziali che però vanno contestualizzate e comprese nelle loro limitazioni. Non sempre riescono a spiegare le cause di ritardi ed extra costi per la natura stessa della grande opera che non è sempre confrontabile con un’altra per vari elementi di unicità che la contraddistinguono. Si possono portare avanti singoli casi di studio.
Grandi opere che non riusciranno mai a ripagarne il loro costo di realizzazione sono ad esempio il Canale della Manica che è costato il 200% in più del costo stimato ed il beneficio è stato solo del 50%; la metro di Copenaghen; la Torre di Pisa che è costata tantissimo, è stata costruita in temi lunghissimi, ha difetti strutturali perché è storta, ma ha attratto e continua ad attrarre molti turisti e quindi ha comunque un impatto positivo sull’ambiente; così come la Sydney Opera House che rappresenta un elemento di attrazione turistica.
Da questi esempi infine si deduce che le grandi opere influenzano il contesto in cui vengono realizzate e quindi nella loro valutazione è molto importante considerare anche l’impatto di lungo periodo sull’economia, sulla società e sull’ambiente che però è difficilmente quantificabile e misurabile.
PROFILO DEL RELATORE
Tristano Sainati lavora come docente e ricercatore all’Università di Leeds (Regno Unito), facoltà di Ingegneria Civile. In particolare, è titolare dei corsi di “Project risk management” (Gestione dei rischi di progetto), “Major engineering project management” (gestione delle grandi opere) e direttore del programma Civil engineering Law and contract management (Diritto per l’ingegneria civile e la gestione dei contratti), che svolge per conto dell’Institution of Civil Engineers (albo professionale degli ingegneri civili nel Regno Unito).
È esperto di governance e project financing per grandi opere infrastrutturali, principalmente nel settore dell’energia, Oil & Gas e nucleare. Da circa due anni collabora con la Bill & Melinda Gates foundation e la banca mondiale per lo studio di infrastrutture sanitarie, quali fognature ed impianti di trattamento delle acque, in Paesi in via di sviluppo. Tra gli altri argomenti di ricerca, si occupa di comportamenti opportunistici ed illegali nelle grandi opere, anticorruzione, antifrodi ed antiriciclaggio.
È autore dell’articolo scientifico intitolato “Corruption in public projects and megaprojects: There is an elephant in the room!” (Corruzione nei progetti pubblici e nelle grandi opere: c’è un elefante nella stanza!), che per due anni consecutivi è stato il più scaricato della più importante rivista scientifica di project management: The international Journal of Project Management.
Sainati inizia ad interessarsi alle grandi opere durante il suo percorso di studi, laureandosi in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano con specializzazione in Major Projects Management & Finance (Grandi progetti). Sin dalla tesi approfondisce gli aspetti tecnico-legali delle gare d’appalto e degli arbitrati internazionali, per poi continuare i suoi studi laureandosi in English Common Law (Diritto inglese) alla Open University ed ottenendo un diploma in International Nuclear Law (Diritto nucleare internazionale) all’università di Montpellier. Completa i suoi studi e inizia la carriera accademica dopo un dottorato all’Università di Leeds dal titolo: “Governance of infrastructure megaprojects, the role of the Special Purpose Entities“ (La governance delle grandi opere infrastrutturali, il ruolo delle società di progetto).
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