Grande partecipazione, lunedì scorso, 6 novembre, al Green Fashion Week di Roma, tavola rotonda dedicata alla sostenibilità e all’innovazione promossa dal Ministero dell’Ambiente e dedicata alla moda consapevole e ai temi legati all’innovazione nel tessile. All’evento ha partecipato anche il prof. Ettore Capri, docente della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica e Direttore Centro di Ricerca OPERA, che è intervenuto con una relazione su “La sostenibilità come leva etica di business”.
Un estratto della relazione del Prov. Capri
La sostenibilità nella moda non è un argomento “di moda” ma un cambiamento radicale nel modello gestionale di una tra le più grandi industrie globali. Un cambiamento che coinvolge la chimica, il tessile, il mondo delle tecnologie e della logistica, l’industria degli accessori, la distribuzione, il terziario e – non per ultima - anche l’agricoltura. Così se in questo scenario la filiera tessile italiana è in grado di dimostrare che si può ridurre l’impatto ambientale delle produzioni senza rinunciare a realizzare articoli belli e performanti, quella parte del mondo agricolo sostenibile può fornire sottoprodotti delle filiere agro-alimentari e nuove produzioni come ingredienti di questi moderni processi green.
Ecco che nasce questo incontro internazionale, il Green Fashion Week, che a Roma ha fatto tappa questa settimana. Una settimana di eventi tra tavole rotonde e sfilate affrontano il tema della sostenibilità, intesa sia da un punto di vista ambientale, sia da un punto di vista più “umano”: come si può vivere, lavorare e produrre riducendo l’impatto sul nostro Pianeta e sulla nostra società? E, anzi, com’è possibile far sì che l’essere sostenibile diventi il punto di forza di un business, si tratti di moda o di un altro settore? Molte le aziende che stanno cercando di fare la differenza, molte le griffe italiane che ancora una volta nella storia della moda possono essere le prime di un cambiamento del settore.
La produzione tessile si colloca, infatti, tra le attività produttive che maggiormente contribuiscono al consumo di risorse naturali, producendo un’impronta di carbonio, ma anche idrica e sociale, molto rilevante nel panorama dell’industria manifatturiera italiana. La complessa ed intricata produzione oggi globale rende difficile la tracciabilità dei processi così per produrre una semplice T-shirts le produzioni sono lontane dai mercati di acquisto e mentre quella maglietta fa il giro del mondo i diritti del lavoro e delle persone diventano sempre più sconosciuti. Cosa fare? Tante le ricette sul piatto ma i principi fondamentali da applicare sono : trasparenza, tracciabilità e misura della sostenibilità che partano dalla produzione primaria. Paradigmatico per questo approccio è l’impegno del Ministero dell’agricoltura e del Ministero dell’ambiente che proprio recentemente, il 12 settembre hanno decretato le modalità operative per la gestione sostenibile delle filiere agro-alimentari che potrebbe produrre beni primari per il tessili già sostenibili. E come modello di riferimento si punta proprio il dito alle certificazioni di sostenibilità già in essere in Italia in un altro settore cool, il vino: proprio il progetto VIVA (www.viticolturasostenibile.org) sviluppato nella parte scientifica dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, realizza certificazioni di sostenibilità riproducibili nel settore moda.
La Green Fashion Week di Roma 2017 mira quindi a stimolare una maggiore consapevolezza nei consumatori che possa portare a scelte più responsabili e a comportamenti più virtuosi per l’ambiente. La moda ha lo straordinario potere di definire le tendenze e cambiare gli stili di vita delle persone verso la sostenibilità. Sappiamo che questo cambiamento non solo è possibile, ma è indispensabile per tutto il Pianeta.
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