Visitare la rassegna “Borderline. Tra spirito e materia” non è la classica passeggiata meditabonda nel solito filare di quadri. Visitare “Borderline”, presso il Centro Culturale di Santa Maria della Pietà sino all'8 maggio, significa aprire la mente, abituata alle canoniche concezioni pittoriche, variando sul tema, svincolandosi dalla semplice tela e declinando sui più differenti materiali. All'interno della mostra, dalle sfumature poliedriche, i pittori in esposizione sono quattro. Ogni composizione è ordinata e variopinta, spesso simmetrica, ma dissimile per materiali e intenti l'una dall'altra. Vi sono stoffe, carta e cera di Mirco Marchelli,  la cosmogonia tecnologica del soncinese d'adozione Vincenzo Marsiglia, la passione per le sfere di Davide Nido e le resine di Robert Pan.

Curatore Niccolò Bonechi “Borderline” presenta le opere di quattro artisti quasi contemporanei, che si passano al massimo nove anni l'uno dall'altro. Il noviligurino Mirco Marchelli è il “veterano” del gruppo, classe 1966, mentre il più giovane è Vincenzo Marsiglia, nato a Belvedere Marittimo ma soncinese d'adozione. Con loro Davide Nido e Robert Pan.
«L'idea della mostra – spiega Bonechi – nasce dallo studio del concetto di generazione, per il quale artisti nati in un breve lasso di tempo condividono, non necessariamente, un modus operandi e una ricerca condivisibile. I quattro artisti presi in esame sono nati a cavallo di una decade, e tutti si esprimono secondo un proprio linguaggio personale, anche se sono riscontrabili affinità all'apparenza non immediate. Il titolo della mostra “Borderline. Tra spirito e materia” vuol essere un suggerimento per analizzare e comprendere la loro poetica: i quattro, esprimendosi attraverso l'utilizzo di materiali tendenzialmente lontani dalla sfera artistica, Marchelli-cera, Marsiglia-feltro, Nido-colle e siliconi, Pan-resine, creano delle composizioni astratte che però li rendono identificabili (e unici) nel panorama artistico nazionale».
Particolare attenzione alle scelte di Marchelli, il quale presenta composizioni miste, con una prima installazione posta davanti al quadro che diviene quasi uno sfondo e al tempo stesso fonte di dialogo. Affascinante la tecnica utilizzata da Marsiglia, il quale sceglie invece led, schermi tv e videocamere, con giochi cromatici da caleidoscopio tali da far apparire deformato l'osservatore all'interno dell'installazione, di modo tale da far divenire lo stesso spettatore parte integrante dell'opera d'arte, in una collezione mai uguale a se stessa, dissimile quanto lo sono tra loro gli esseri umani. Sgargianti e gioiose le composizioni di Nido, costellate di “orbs” spesso concentrici che si inseguono in morbide curvature sinuose, mentre più algida e austera è l'opera di Pan.
««Il segno e la materia utilizzati – conclude il curatore della mostra – però non sono altro che un medium con il quale esprimersi e che deriva da un processo mentale tutt'altro che banale ed immediato. L'aspetto spirituale (sottolineato nel tito) risiede quindi nell'atto precedente alla realizzazione materiale dell'opera, nella fase in cui tutto è in divenire. Oltretutto la realizzazione di queste opere in particolare comporta tempi molto lunghi, che quindi creano una riflessione più attenta su quello che si sta facendo ed il significato che si vuol attribuire all'opera».
All'interno della mostra, aperta sino all'8 maggio, anche i laboratori creativi gratuiti dell'associazione DiMusE – didattica, musei, educazione – che nelle domeniche d'apertura, dalle 15 alle 17, mette le sue operatrici a servizio dei bambini che vorranno cimentarsi nell'espressione della loro creatività.

Mattia Guazzi

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