Forza ispiratrice per i poeti
Marzo - primo mese dell’anno nel calendario romano, divenuto il terzo con la riforma giuliana del 46 a. C. - fu rappresentato, secondo un’iconografia sviluppatasi in zona etrusco-italica, come un giovane in corta veste, dalla chioma arruffata, suonatore di un doppio corno simbolico con cui risvegliare la natura: immagine che, trasmessasi nei secoli, ricorre anche in età medievale, come nel fregio dei mesi di Benedetto Antelami nel Battistero di Parma, mentre, nello stesso periodo, si alza la voce singolare di Folgore da San Gimignano che, nei Sonetti dei mesi dedicati a un brigata di giovani cavalieri gaudenti, destina loro idealmente, come dono augurale per marzo, ‘una peschiera / di trote, anguille, lamprede e salmoni, / di dentici, dalfini (sic) e storioni / d’ogn’altro pesce … / con pescatori e navicelle a schiera/ e barche e galeoni’ che li trasportino a un porto dove possano trovare palazzi forniti di ogni agio e godersi la vita senza remore né limiti. Un godimento tutto pagano, in controcanto con i tempi in cui forte si affermava il senso religioso della vita, connesso con un determinato ceto sociale ben lontano da quello contadino che pur, sempre a quell’epoca, tribolava nelle campagne.
Il mese prende il nome dall’antico dio Marte (in latino Mars), originariamente legato all’agricoltura (i raccolti primaverili), ma venerato più tardi soprattutto come dio della forza virile e della guerra e identificato con il greco Ares.
Divinità largamente diffusa in ambiente etrusco-italico, soprattutto in Umbria, Marte, a Roma originariamente fece parte di una triade con Giove e Quirino, ma era venerato, come gli altri due dei, con un culto proprio e distinto, probabilmente in rapporto con la tripartizione sociale dell’Urbe. Successivamente lo si sarebbe venerato come parte di una diversa triade, con Giunone e Minerva. Al nome del mese, connesso con l’antica caratteristica di divinità ‘agricola’ attribuita a Marte, in età postclassica si collegano, (attestati anche dal Vocabolario della Crusca) sostantivi e aggettivi, a cominciare da ‘marza’, termine di cui si hanno notizie già dal 1320, presente anche nel poema didascalico quattrocentesco De agricoltura del fiorentino Michelangelo Tanaglia, che con esso indica quel tralcio che presenta non più di due o tre gemme e che viene usato per fare innesti: ed è proprio questo che lo collegherebbe a ‘marzo’, mese, appunto, degli innesti (non va però dimenticato che, nello stesso periodo, Lorenzo de’ Medici usa ‘marza’ in tutt’altro ambito, ad indicare il membro virile)....
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