matita e scalpello guidano il giovane all’immortalità
E’ la mattina del 13 ottobre 1822 quando Antonio Canova si spegne presso la casa dell’amico Francesconi a Venezia. Seppure molto debole e sofferente, il maestro del Neoclassicismo era ripartito dal paese natale di Possagno pronto ad attraversare l’Italia per tornare nella sua Roma, senza però mai riuscire a arrivarvi. Oggi a duecento anni di distanza l’intera nazione rende omaggio alla grandezza del “Genio italiano”.
A Cremona vi è un luogo che perpetua la fama del maestro del Neoclassicismo nella documentazione della storiografia locale e palesa la sua eredità negli scalpelli di due artisti che dimostrano come la scultura nello scorcio tra Settecento e Ottocento, proprio grazie a Canova, vince la secolare sfida con la pittura. Si tratta di Palazzo Mina Bolzesi, oggi di proprietà del Seminario vescovile, costruito sulle ceneri del convento di Santa Marta all’inizio dell’Ottocento per volontà di Gaetano Bolzesi, rampollo di una facoltosa famiglia di mercanti arrivata ai ranghi della nobiltà cittadina. Già di per sé il palazzo è un’opera d’arte, dominato da uno stile neoclassico declinato nell’accezione impero, ben visibile a partire dalla classica e monumentale facciata.
In perfetta continuità, lo stile domina anche l’interno dell’edificio dove l’antico rimane fonte d’ispirazione e costante riferimento per la ricca decorazione delle sale, dove operano un gran numero di artisti tra i quali Manfredini, Sabatelli nonché Giuseppe Diotti, autore dei preziosi affreschi a carattere mitologico che arricchiscono le pareti.
Per quanto ancora oggi si possa godere delle meravigliose opere all’interno, purtroppo è andato perduto un grande patrimonio che contribuiva ad impreziosire le sale. Negli appartamenti infatti non si è salvato nulla delle pregiate collezioni di arredi, dipinti e sculture raccolte e commissionate dal padrone di casa Gaetano Bolzesi. Le fonti raccontano di una interessantissima galleria d’arte contemporanea che comprendeva opere di Hayez, Ronzoni, Palagi, Landi, Camuccini e, ovviamente, Canova!
Gli storici locali cremonesi, nelle opere che descrivono la città e il suo patrimonio, ricordano la presenza di una scultura del grande maestro. Lorenzo Manini descrive una delle sale “decorata d’un prezioso busto rappresentante una Musa di mano del celeberrimo cavaliere Canova”, a sua volta Angelo Grandi specifica “sopra una stufa a colonna in un angolo della sala sta un busto di marmo di Carrara rappresentante una Musa, di mano del celeberrimo cavaliere Canova” e ancora Giuseppe Grasselli “testa in marmo del vivente Fidia italiano, l’immortale Cav. Canova”.
Insieme all’opera del maestro, probabilmente la musa Erato, vengono menzionate anche le sculture di altri due artisti, suoi allievi: Gaetano Matteo Monti e Camillo Pacetti...
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