"Robe da matti, meravigliose... ma che paura. Sicuro: quando quell’affare stava arrivando sulla Luna e il signore col tirabaci della televisione diceva “mancano 10 metri, mancano cinque metri”, io, tutta spaventata, pensavo: “ades la sa smorsa!”. Già perchè io avevo paura che toccandola la Luna facesse come le lucciole: si spegnesse. E invece no. Madonna Santa ho detto tante di quelle Ave Marie... Però sono riuscita a vedere anche questa. E pensare che una volta si diceva: “al de soura di tecc ghe va nisun” e quelli della mia età pensavano che la Luna fosse un deposito di lucerne a petrolio! Sto pensando che il Signore fa una gran bella cosa a tenermi sempre al mondo. Almeno quando andrò di là avrò un mare di cose da raccontargli!».
Così la nonnina di Rivolta d’Adda, Bianca Picentini Cavenaghi, 96 anni, ricordava la lunga notte di quel 20 luglio 1969, appena trascorsa. Una notte di grandi emozioni per tutti i cremonesi. «La mamma mi aveva mandato a letto e mi aveva detto che stasera non sarebbero andati sulla luna perchè ce n’era appena un pezzettino - racconta Alessandro, 5 anni -. Invece mi sono svegliato ed ho visto che ci sono andati! Sono proprio matti! Se gli scivola il piede cascano nell’Adda!».
Era una domenica, quel 20 luglio di cinquant’anni fa, e “La Provincia”, intitolava “Luna: ce l’hanno fatta!” a tutta pagina. Sull’ultima pagina raccontava così la grande impresa dell’Apollo 11, con i toni ingenui della meraviglia in un’epoca agli albori della conquista dello spazio, quando i reperti lunari si infilavano in sacchetti di plastica e la polvere del vento spaziale veniva raccolta su un foglio di alluminio...
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