solo chi non legge la storia con lo Spirito
La decisione presa da Benedetto XVI di lasciare la Cattedra di Pietro e la guida della Chiesa ad un nuovo Papa, può sconcertare chi non legge la storia, compresa quella della Chiesa, sub specie aeternitatis, cioè secondo lo Spirito (Dio è Spirito). Che è cosa diversa dal leggerla psicologicamente o ideologicamente o, peggio, scandalisticamente. Certi segni sono segnali provvidenziali per fortemente scuotere e far sì che un tempo di crisi possa divenire un tempo di speranza e di rinnovamento.
Che, per chi crede, non dipende dagli intrighi di corridoio del Vaticano, ma dalla Provvidenza. In questi giorni mi sono tornati alla mente certi luoghi dei miei studi danteschi dove più fortemente tutto questo appare ben presente. Di più, insegna a non porre la Storia in relazione a concezioni ideologiche o di potere per il potere, ma al servizio della giustizia. In tempi, come questi nostri, tutto si capovolge e i fini diventano i mezzi, cioè mezzi per più facilmente sottomettere gli uomini ad un potere che parla in nome di cose giuste, ma che subito dopo le contraddice, obbedendo alle leggi del potere.
Come si devono leggere queste sconcertanti dimissioni di Benedetto XVI? Come una sconfitta dell’uomo o come un modo nuovo di vincere, cioè lasciando al mondo (alla Chiesa che si è fatta mondo) il suo e indicando la scelta della “parte migliore”?
Leggere profeticamente, significa qualcosa di diverso dall’interpretare i fatti così come oggi si fa. Avere il coraggio di farlo conduce a riconoscere in forte crisi non certo la Chiesa, che in Cristo è santa, ma un Clero, che più di altri dovrebbe testimoniarla. (…) Il linguaggio dei santi è meno burocratico, formale, codificato, criticamente filtrato, e soprattutto persuade perché “mosso” dallo Spirito. Che si serve di un linguaggio di pescatori o di esattori delle tasse o di donne, come la Maddalena, che venivano da un passato, né onorato né glorioso. O “crea” un linguaggio dei mistici. Non è “creator” lo Spirito?
Dico questo per presentare due pagine, riaffiorate da certi miei studi danteschi e che mi sono parse oggi degne di riproposta. Se storicamente e culturalmente sono ”medievali”, spiritualmente risultano contemporanee e fanno presente il mistero della Chiesa nella Storia, la perennità del suo dramma.
Il primo passo è preso da “La luce fluente della Divinità”, scritto da Matilde di Magdeburgo, una delle più grandi mistiche tedesche, vissuta nel XIII secolo. (...) Ecco il testo di Matilde: “Ahi, corona della santa Cristianità, quanto sei decaduta! Le pietre preziose sono cadute da te, poiché affliggi e dài vergogna alla santa fede cristiana. (…) Guai a te, corona del santo clero! Come sei svanita! Non possiedi null’altro che i resti di te stessa, cioè il potere religioso, con il quale combatti contro Dio e i Suoi amici eletti. Perciò Dio ti vuole umiliare prima che tu neppure ci pensi, poiché non conosci il giorno e l ’ora della vendetta e infatti così dice nostro Signore: “(...) Chi non conosce la via dell’Inferno, guardi bene il clero decaduto, come il suo cammino si dirige verso l’Inferno, con donne e figli e altri evidenti peccati. Perciò è necessario che giungano i fratelli più giovani, poiché se il mantello è vecchio, sono anch’essi vecchi. Così alla Mia sposa, la santa Cristianità, porrò sulle spalle un nuovo mantello: saranno i fratelli più giovani, come già prima era stato scritto.
Papa, figlio Mio, questo tu devi compiere, cosi allungherai la tua vita. Se i tuoi predecessori non vissero a lungo, fu perché non compirono il mio volere segreto.
Vedendo il Papa nella sua preghiera, udii Dio che gli canfidava queste parole”.
Solo la libertà spirituale dei mistici osa tanto, tanta è la fiducia nello Spirito che parla per mezzo loro. Se questo messaggio era rivolto, attraverso Matilde, al Papa, quest’altro, di Dante, e rivolto ai Cardinali d’Italia. Si tratta dell’Epistola XI. Non c’è spazio per poterla trascrivere in toto, ma può essere ben utile in questi giorni conoscere alcuni passi importanti. Si tratta di quelli in cui un laico, falsamente condannato, in odore d’eresia, ed in esilio non temeva di denunciare coloro che, tralignando, spingevano il “carro dell’arca” fuori dalla “diritta via”, che è Cristo. Ecco come Dante giustifica il proprio dire, prima ancora spirituale che politico, di fronte agli stessi Cardinali: “Sì, è vero: io sono una delle ultime pecorelle dei pascoli di Gesù Cristo; è vero, io non abuso di nessuna autorità pastorale visto che non sono ricco. Ma questo vuole dire che sono quel che sono non grazie alle ricchezza, ma per grazia di Dio e lo zelo della sua casa mi divora”.
Detto questo apre con forza il proprio discorso di denuncia con una citazione biblica: “Non io ho dato di piglio all’area, io do di piglio invece ai buoi restii che la traggono fuori di strada: all’arca provveda Colui che aperse gli occhi della salvezza sulla navicella pericolante tra i flutti”. E aggiunge: “... perché tra tanti che usurpano lo ufficio pastorale, fra tante pecore se non scacciate per lo meno trascurate e abbandonate sui pascoli, la mia è la sola voce pietosa e voce di un privato”.
Non sono tanto lontane da queste le parole di cui si è servito Benedetto XVI nel cercare di dare ragione alle proprie dimissioni, quando invitava gli uomini di alto rango istituzionale della Chiesa a cercare il servizio di Cristo e non i personali interessi. Ecco ancora Dante: “Quelli cercavano Dio come fine e bene supremo: questi procurano prebende e benefici”. (...) E cosi conclude: “La riparazione certo verrà... verrà se voi tutti che siete stati la causa di questo traviamento combatterete unanimi e da uomini per la sposa di Cristo, per la sede della Sposa che è Roma, per l’Italia nostra e diciamo pure, per tutta l’umanità pellegrina sulla terra”.
© Riproduzione riservata
Notizie Correlate
-
Izano 10/03/13Segue »
"Genitori e figli: istruzioni per l'uso" A Izano un ciclo di serate informative
IZANO – Il comune di Izano e l'Area Evolutiva Treviglio organizzano un ciclo di serate informative gratuite aperte alla cittadinanza dal titolo ... -
Cremona 10/03/13Segue »
Expo 2015, Antoldi:
Expo 2015 – di cui tanto si è parlato a livello nazionale e locale negli anni scorsi – è ormai alle porte e si ...
«I territori non
devono "chiedere"
ma "dare"»
- Segue »
-
12/03/20 23:45Segue »
"Uniti per la provincia di Cremona": il territorio si mobilita per i nostri ospedali
Nasce l'associazione promossa dalle forze economiche del territorio, Fondazione Arvedi – Buschini, la Libera Associazione Agricoltori Coldiretti, Associazione Industriali, Confartigianato Cremona e Confartigianato Crema, Libera Artigiani di Crema, Confederazione Nazionale dell’Artigianato, Confcooperative, per raccogliere fondi in sostegno dei nostri operatori sanitari in trincea contro il coronavirus -
06/10/23 15:08Segue »
«Vaccinarsi con fiducia»
Intervista alla dottoressa Laiolo, responsabile dell’Unità Operativa
Vaccinazioni dell’Asst di Cremona -
17/05/24 12:54Segue »
Qualità dell’insegnamento al top
Alessandra Origani: da Padova a Cremona, quindi l'approdo alla Radio Svizzera Italiana. «I professori sono molto preparati e la comunità degli studenti affiatata» -
10/05/24 14:23Segue »
«Tra accademia e cultura»
Matteo Agnesi ha partecipato a “In conversation with globalization”. L’università di Bergamo con quella di Stoccarda per studiare a Mumbai -
17/05/24 12:58Segue »
La cura è un luogo aperto
Tre infermieri raccontano l’esperienza svolta presso il Servizio psichiatrico, in carcere e a casa di persone fragili. Due studenti condividono i primi approcci con il reparto: contesti diversi, a volte difficili, in cui muoversi in punta di piedi
Accedi e sfoglia la tua copia online di Mondo Padano.
Non sei ancora abbonato? Clicca qui per conoscere tutte le offerte in abbonamento.
Registrati subito e acquista la tua copia digitale dell'assetto settimanale.