sulla conferma di Auricchio
Rivoltini: «Non dividiamoci»
D'altra parte, dopo due mandati sotto le insegne dell’Industria, l’artigianato potrebbe rivendicare per sè lo scranno più importante: correva l’anno 2003, era il il 22 settembre, quando Auricchio, ricevendo il testimone da Ernesto Cabrini, diventava per la prima volta presidente dell’ente camerale. Rivoltini, invece, ribalta la prospettiva affermando che quello può essere senz’altro «l’obiettivo di medio periodo» ma che ora come ora si deve «puntare ad avere la più vasta rappresentanza a livello di giunta e consiglio». Anzi, il numero uno di Confartigianato va addirittura oltre.«Ne stiamo ancora parlando e una decisione definitiva non è ancora stata presa, ma sono convinto che si debba puntare sull’autorevolezza della figura che andrà a ricoprire un incarico così importante e Auricchio risponde appieno a questa caratteristica. E’ una persona capace che ha lavorato bene e non dimentichiamo che è anche il vicepresidente nazionale di Unioncamere. Chi meglio di lui, oggi, può rappresentare Cremona nelle sedi che contano?». La partita è solo all’inizio e servirà qualche settimana per avere un quadro complessivo più definito. Ma in Confartigianato si è convinti che i gravi problemi che affliggono l’economia debbano rappresentare il primo punto all’ordine del giorno sull’agenda di tutti. «La crisi è stata generale - dichiara Rivoltini - ma ha investito gli artigiani in modo più diretto anche perchè, a differenza delle grandi aziende, noi non abbiamo alcun ammortizzatore sociale». Peraltro, se la conduzione familiare è un carattere identificativo delle imprese artigiane «vi sono comparti che hanno sofferto più di altri come «l’edilizia, la meccanica e i trasporti mentre ha tenuto l’alimentare». Tutto sommato - osserva il numero uno di Confartigianato - «le nostre imprese si sono difese con i denti nonostante i gravi problemi legati alla crisi e soprattutto alla stretta subita dal credito». Anche se, oggi, gli imprenditori non hanno tanto bisogno di risorse «per fare nuovi investimenti, quanto piuttosto per sopravvivere». Il Confidi fa quello che può ma - sottolinea sempre Rivoltini - è il «sistema bancario che dovrebbe supportare l’economia in modo più consistente». Per Confartigianato l’unico modo di uscire dal tunnel è cambiare passo, «una forma di garanzia pubblica da parte dello Stato come avviene in Germania potrebbe essere la risposta alle esigenze delle imprese». Rivoltini, però, non chiede allo Stato di svenarsi oltre misura. Semplicemente, sottolinea che le risorse vanno spese meglio così come «l’intera classe dirigente di questo Paese porta colpevolmente il peso di riforme mai fatte o annacquate e di una gestione a dir poco disinvolta dei soldi pubblici». Certo, a differenza di Francia e Germania, la peculiarità tutta italiana è quella di un tessuto produttivo costituito in massima parte da piccole e medie imprese. Aziende che, per loro natura, non possono sopportare il peso, in termini di costi e di tempo perso, degli adempimenti burocratici. «Già troppo numerosi e invasivi quelli italiani, abbiamo anche quelli europei, un costo insostenibile, soprattutto in una fase di recessione dell’economia». A giudizio degli artigiani non ha nemmeno aiutato l’ultima riforma del lavoro che «invece di migliorare, ha peggiorato la situazione». Bisogna tornare a pensare in piccolo – continua il presidente di Confartigianato – che non significa avere una visione di corto respiro. «Significa tener conto della peculiarità del nostro tessuto produttivo e individuare la strategia migliore per tutelarlo e valorizzarlo». D’altra parte l’artigianato rappresenta un grande patrimonio, anche economico, di questa provincia. Ma è anche una realtà molto frammentata e con scarsa visibilità. «Quanti titoli sui giornali hanno avuto le centinaia di imprese artigiane che continuano a chiudere?» - commenta amaro Rivoltini -. Ecco perchè qualcosa come «Rete Imprese Italia a livello locale potrebbe essere un passo nella giusta direzione». Vero è - sottolinea - «che a livello locale si fa più fatica a sviluppare una coesione fra le varie associazioni perchè diversa è l’ottica con la quale si approcciano i problemi. Fra noi - ammette - ci sono stati e ci sono troppi distinguo. Il nostro obiettivo deve essere quello di superare queste divergenze e devo dire che, soprattutto negli ultimi tempi, fra noi e l’Associazione Autonoma Artigiani del presidente Soffientini, si è intensificata la collaborazione. La verità è che bisogna coagularsi». Non manca una riflessione sull’Expo, «sicuramente una manifestazione di grande valore - dichiara - ma mi domando come faranno a portare la gente a Cremona? Abbiamo sicuramente delle carte da giocarci, ma dobbiamo rendere questa città il più possibile attrattiva e appetibile per i visitatori dell’esposizione».
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