Storia e retroscena di questo edificio
La Galleria XXV Aprile compie ottant’anni. In realtà ne sono cambiate di cose da quel maggio del 1933 quando per la prima volta il nuovo palazzo delle assicurazioni apparve ai cremonesi. E la galleria, nel bene e nel male, è stata un po’ lo specchio dei cambiamenti attraversati dalla città sia in campo edilizio che in quello del costume. Forse ha pagato il prezzo dell’essere stato un progetto velleitario, un po’ palazzo ed un po’ luogo di passaggio, senza una fisionomia propria, realizzato dopo aver demolito l’isolato dei liutai davanti alla piazzetta di San Domenico.
Cremona, come altre città italiane, subisce durante il periodo fascista un vero e proprio sconvolgimento urbanistico, che porta alla perdita di numerose testimonianze architettoniche del passato in nome di un rinnovamento edilizio e di un nuovo linguaggio architettonico. Gli esempi di questa nuova architettura a Cremona sono legati alla figura dell’ingegnere Nino Mori, uomo di punta del partito fascista di Cremona.
A lui si deve la costruzione della maggior parte degli edifici “moderni” della città, come la Galleria XXV Aprile, ex Galleria XXIII Marzo, o il Palazzo del Regime fascista, la Casa delle Corporazioni, oggi Palazzo della Camera di Commercio, e il Palazzo dell’Inps. Nino Mori, legato allo “Stile Littorio”, un razionalismo sporcato da contaminazioni classiche che si avvicina molto all’architettura di Marcello Piacentini, firma la maggior parte dei progetti pubblici realizzati a Cremona.
I LAVORI - Le cronache del tempo descrivono il nuovo palazzo delle Assicurazioni come “il maggior edificio civile di carattere monumentale sorto dopo il Medioevo” (Cremona, ottobre 1934, pagina 542). Dopo la demolizione delle antiche preesistenze, tra cui il bar Roma, alcune botteghe di liuteria, compresa quella di Antonio Stradivari, e altre attività artigianali, il complesso venne realizzato dal 1930 al 1934 venne realizzato con uffici e locali commerciali. Vi sono 5 livelli rivestiti di marmi diversi, fra cui il granito rosso di Baveno per le colonne dell’interno; la galleria è lunga 75 metri e larga 10, con 130 metri di portici. Attraverso un ingresso angolare da via Gramsci e dai portici di Piazza Roma, il percorso della galleria magnetizza i visitatori e li porta nella luce zenitale dell’interno, realizzata per la prima volta in Italia, con una copertura in vetrocemento. La torre, alta più di 50 metri, rivestita in travertino, domina il complesso, che ha una matrice neoclassica, mentre la pianta diagonale della Galleria lega il tessuto ortogonale del centro storico.
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