delle donne del Senegal
è il microcredito solidale
Dal Senegal all’Italia la strada è lunga. Non solo in termini di chilometri. Yoni Diagne vive a Casalmaggiore dal 1994, Khady Diallo dal 2007. Vengono da un Paese povero e stanno attraversando lo stesso momento di difficoltà di molti cittadini italiani: «La crisi la sentiamo eccome – dicono –. Le esigenze sono tante e i soldi sembrano non bastare mai». In Senegal le donne sono abituate a darsi una mano con forme di microcredito solidale. «Lo facciamo anche partendo da cifre minime – spiegano Yoni e Khady – ma così riusciamo a mettere in rete cifre sufficienti ad aiutarci». Il progetto a breve approderà anche in terra casalese. L’associazione del Senegal, infatti, ha proposto al Coordinamento interculturale “Popoli in dialogo” di avviare un’esperienza simile a Casalmaggiore e dintorni. «L’idea è in fase di realizzazione – spiegano le due senegalesi – e mira a coinvolgere anche donne di altre nazionalità che fanno parte del coordinamento. Il microcedito solidale può diventare uno strumento fondamentale di fronte a spese impreviste». Ma come funzionerà? Il modello è il medesimo a cui ci si affida in Senegal. Mensilmente si stabilisce che ogni componente aderente al progetto mette una quota: «Supponiamo 50 euro – dice Diagne -. Se siamo in dieci alla fine del mese avremo raccolto 500 euro. L’assegnazione della cifra avverrà sulla base di un sorteggio. Si mettono in un sacco i bigliettini con i nomi delle aderenti e poi si chiede ad una bambina – in Senegal quella del microcredito è una pratica sempre gestita dalle donne – di estrarne uno. A quel nome verranno consegnati i 500 euro e il suo biglietto sparirà dal sorteggio del mese successivo che vedrà, nell’urna 9 biglietti. «Se una delle donne che ha aderito al microcredito ha spese urgenti, però, per esempio ciò che serca per la nascita di un bambino, si decide che la priorità è la sua. Similmente, se una donna non ha a disposizione la cifra concordata, due donne posso decidere di unire le forze. Nel sacco dell’estrazione comparirà un solo biglietto con i due nomi. Quando sorteggiate, si divideranno i 500 euro. Il microcredito così inteso è un mezzo di solidarietà duttile, capace di andare incontro alle esigenze del momento. Ci permette di risparmiare e di programmare le spese. In tempo di crisi è sicuramente uno strumento utile per far tornare i conti della famiglia».
L’idea è approdata anche sul tavolo dell’ultima riunione del coordinamento Popoli in Dialogo: «Crediamo fermamente nell’integrazione – dicono Khadi e Yoni – ed è per questo che speriamo che al progetto aderiscano anche donne provenienti da Paesi diversi dal nostro». «L’obiettivo delle azioni promosse dal coordinamento – spiega la referente di Popoli in Dialogo, Marialuisa Manfredi – è la sostenibilità sociale nella cui prospettiva è da rivedere il concetto di cittadinanza e di identità culturale. “I regni passano, le città restano” è il nostro motto. Le città sono lo spazio delle relazioni umane dove si costruisce, nella quotidianità, la convivenza civile di un popolo, tanto più necessaria in un tempo e in una società come la nostra che ha perso la propria omogeneità e che è sempre più al plurale. La scelta è tra il dialogo o la barbarie. Il coordinamento, che è un organismo civico fatto di componenti sociali autoctone e straniere in sinergia con le amministrazioni, le scuole, le agenzie locali d’area privilegia le buone prassi». Quella del microcredito lo è. E si aggiunge alle molte già promosse sul territroio. Non da ultima quella legata al riconoscimento della cittadinanza onoraria a tutti i bambini stranieri nati in Italia.
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