Il Pordenone gela tutti
all'ora dell'ammazzacaffè
Preoccupante. La terza sconfitta della stagione giunge inaspettata e promette di lasciare la ferita aperta per molto tempo. La Cremo spreca l'impossibile dalle parti di Bazzichetto, recrimina per una traversa ed esce dal Bottecchia a capo chino contro una formazione che alle 12,30 era relegata all'ultimo posto con soli 2 punti in classifica. Risolve Maccan, l'uomo del destino per Luciano Foschi. L'attaccante, che già aveva firmato il gol promozione dalla D dei neroverdi, entra giusto in tempo per l'ammazzacaffè che regala ai friulani la prima vittoria in Lega Pro. E lo fa con i suoi ormai ridotti in dieci per l'espulsione di Pramparo.
La Cremo improvvisamente si scopre fragile e confusa. Fragile nel gestire una partita ampiamente alla portata, confusa nel proporre un gioco all'altezza.
La rivoluzione di ottobre imposta a Montorfano da squalifiche e infortuni resta senza frutti e a basso indice di qualità. Il tecnico torna al 4-3-3 affidando la cabina di regia a Lombardo e lanciando dal primo minuto in attacco Manaj. In porta c'è Venturi, mentre Gambaretti prende il posto di Marongiu in difesa (dove Giorgi e Bassoli stavolta non vanno troppo per il sottile).
I grigiorossi cercano di prendere la sfida per le corna, ma senza Jadid è inevitabilmente un'altra Cremo: meno precisa in fase di impostazione e poco ordinata anche nel mantenere le posizioni. Una disarmonia ingiustificata. Il Pordenone si adegua, difende e cerca di ripartire sfruttando Barbuti, centravanti totem che fa a sportellate con i centrali tenendoli costantemente sotto pressione. Per venti minuti buoni è però la Cremo ad aprire la linea di credito, nonostante Kirilov non abbia ancora ritrovato lo spunto dei giorni migliori e Brighenti non disponga di un solo pallone realmente giocabile. Sono di Manaj e Palermo le occasioni migliori (al centrocampista è annullata una rete per fuorigioco). Bazzichetto, però, si salva con abilità.
I neroverdi escono alla distanza, una volta registrato il centrocampo che ha in Mattielig il collante e in Buratto un elemento duttile. L'eterno Zubin fa da corollario a Paladin e Barbuti, sempre più presenti nei nostri sedici metri tanto che Venturi se la vede brutta un paio di volte.
Nel secondo tempo Montorfano sposta Kirilov alle spalle di Brighenti e Manaj, togliendolo dalla guardia attenta di Capogrosso. La mossa non sortisce effetto. La volata del bulgaro propizia però il calcio di punizione che il giovane albanese stampa sulla traversa. Il tecnico cerca di preservare il risultato inserendo Marongiu; scelta che ridà gamba alla Cremo sulle corsie laterali. Quando i friulani perdono Pramparo, espulso per doppia ammonizione, la partita pare incanalarsi nel verso giusto. Invece Foschi continua coraggiosamente a mantenere in campio 3 punte, rischiando qualcosa in chiave difensiva ma costringendo i grigiorossi ad avanzare con cautela. Il finale è convulso. Montorfano ritorna al proporre il trequartista (Di Francesco) e vede i suoi sbagliare ancora negli ultimi sedici metri (Bazzichetto, in realtà, è decisivo in tre occasioni). La sfida resta senza padrone, tanto che all'ultimo affondo Maccan prende l'ascensore e con un colpo di testa gela la Cremo.
La prima volta all'ora di pranzo lascia i grigiorossi a stomaco vuoto e con un groviglio di dubbi da risolvere al più presto. Perché tre sconfitte in 7 partite sono più di un campanello d'allarme.
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