Il fenomeno migratorio ha un impatto da valutare in tutti i suoi aspetti, il primo dei quali, forse, è il meno considerato: il background culturale di chi lascia il paese d’origine e arriva (per rimanere) qui in Italia. Parliamo di uomini e donne che portano con sé una storia, una tradizione, un modo di pensare – insomma, una cultura – a volte distanti anni luce dai nostri. Tenerne conto, oltre che ragionevole, può fare la differenza, soprattutto in ambito sanitario.
È questo il tema che Christian Pozzi metterà al centro del suo intervento oggi, venerdì 21 marzo, al convegno promosso da Cremona Solidale (vedi il box a sinistra), partendo dall’esperienza del corso di cui è docente, "Salute e migrazione, una sfida interprofessionale”, tenuto alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana (Supsi), dove è anche ricercatore e ha un dottorato in Salute pubblica. Pozzi è anche consulente per interventi psicosociali proprio a Cremona Solidale.
Che importanza ha partire dalla consapevolezza di un differente background culturale nei pazienti presi in carico?
«Enorme. La migrazione è un fenomeno naturale che non cesserà, le cui implicazioni non possono essere ignorate, in qualunque ambito, ma in special modo in quello sanitario».
Un esempio?
«Per la nostra cultura...
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