gestione computerizzata dei rifiuti
Casalmaggiore e Piadena pionieri della differenziata ‘sorvegliata’. Grazie ad un sistema elettronico, chiamato Tag Rfid, che rileva il numero di svuotamenti della frazione secca. La novità verrà introdotta dall’azienda Casalasca Servizi entro la fine dell’anno. In sostanza i bidoni per il ‘secco’ saranno dotati di tag, codice a barre e codice alfanumerico in grado di rilevare quante volte il contenitore verrà scaricato.
Grazie ad appositi ricettori, Casalasca raccoglierà in una banca dati l’ammontare degli svuotamenti. I cittadini, così, saranno incentivati ad esporre il contenitore dei rifiuti solo quando strettamente necessario. I maggiori vantaggi economici, infatti, si otterranno, riducendo ai minimi termini tale operazione. Il che significa produrre meno secco possibile differenziando al massimo.
«Vogliamo invitare i cittadini a esporre il contenitore dei rifiuti soltanto quando è effettivamente pieno – spiega il responsabile tecnico di Casalasca Servizi Emanuele Bernardelli –; in questo modo, potranno pagare meno, perché il bidone viene svuotato un minor numero di volte». Casalasca, grazie al nuovo sistema, conteggerà i ritiri effettuati per ciascun utente. E’ prevista anche una forma di vigilanza, per evitare che qualcuno, per pagare meno, si avvalga di scorciatoie. «Il sistema intende andare nella direzione di una maggiore equità nei pagamenti: la tassa, perciò, non verrà calcolata soltanto sull’estensione dell’abitazione e sul numero di componenti del nucleo familiare, ma anche in base al numero di ritiri del rifiuto non riciclabile» prosegue Bernardelli.
Casalmaggiore e Piadena, fra l’altro, vantano buone percentuali di differenziata, rispettivamente al 75 e al 72,9%, superati da Gussola, Rivarolo del Re, San Martino del Lago, Scandolara Ravara, Torre de’ Picenardi e Torricella del Pizzo, con indici che superano l’80%. Martignana con l’86,9% si piazza sul primo gradino del podio. Un traguardo raggiunto grazie alla raccolta ‘spinta’, ovvero il ritiro porta a porta non soltanto di secco e umido ma anche di carta, vetro, lattine e plastica. «È una soluzione inizialmente più onerosa per i Comuni, che devono sostenere le spese per l’acquisto di bidoni e sacchetti – evidenzia Bernardelli –, ma i risultati sono significativi. Diminuendo la quantità di rifiuti indifferenziati destinati all’inceneritore si ottiene un risparmio che compensa la maggiorazione di costi per la raccolta. I primi paesi a partire col porta a porta spinto sono stati Piadena e Ostiano, seguiti da Casalmaggiore nel 2008 e progressivamente dagli altri. Lo scorso anno c’è stata l’adesione di Torre, Ca’ d’Andrea e Motta Baluffi». All’appello mancano Calvatone, Tornata, Spineda e Casteldidone: «Sono Comuni piccoli, non ancora ‘convertiti’ al porta a porta completo perché per loro l’investimento iniziale risulterebbe elevato».
Tra gli ultimi in classifica, si collocano San Giovanni e Cingia de’ Botti, «situazioni particolari, in quanto sul territorio sono presenti case di riposo che producono un quantitativo alto di indifferenziata – conclude Bernardelli –. Anche la presenza di insediamenti industriali incide sulle percentuali».
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