«La Regione Lombardia è disponibile a convocare il Tavolo sul prezzo del latte già da lunedì, nel rispetto della volontà delle parti. Attendiamo questi giorni di riflessione e vediamo, perché allo stato dell'arte le posizioni, seppure piuttosto vicine, sono differenti, anche all'interno dello stesso mondo agricolo». È questo il commento di Gianni Fava, assessore all'Agricoltura della Lombardia, alla luce della sospensione della trattativa per la definizione del prezzo del latte alla stalla, convocata venerdì mattina alle 9,30 a Milano.«Speriamo che si raggiunga al più presto un accordo - afferma Fava - anche se, pare di capire, il negoziato non sarà facile sia per la resistenza della parte industriale che per alcune sfumature che dividono i rappresentanti dei produttori. La Regione Lombardia oggi non ha partecipato al tavolo e rispetta l'indipendenza decisionale, pur rendendosi disponibile a favorire un'intesa che porterebbe maggiore tranquillità al mercato». La mancanza di un contratto penalizza, in modo particolare, la controparte più "debole", che sono gli allevatori. «Non vogliamo forzare la mano - dichiara l'assessore Fava - ma è chiaro che se non vi sarà alcuna disponibilità a convocare il tavolo per lunedì, ognuno sarà libero di prendere le proprie contromisure, compresa la Regione Lombardia».
Come a dire a buon intenditor, poche parole. Al momento la trattativa sulla definizione del prezzo del latte alla stalla sembra finita su un binario morto per quando le parti, industriali, da un lato e allevatori, dall'altro, si siano già avvicinati sensibilmente rispetto a qualche giorno fa. A tal punto che la firma sull'accordo sarebbe ostacolata da un solo centesimo. Di fronte alla prima proposta di 42 centesimi al litro per il periodo agosto 2013-gennaio 2014 (senza considerare maggio-lufglio di quest'anno pagati 40 centesimi), Coldiretti e Copagri hanno abbandonato il tavolo della trattativa con lactalis (proprietaria di Parmalat e Galbani, ndr), mentre Confagricoltura e Cia avevano proseguito la trattativa anche nel pomeriggio per poi arrendersi alla chiusura del gruppo francese.
Intanto Coldiretti ha dato il via all'operazione trasparenza nei maggiori supermercati della grande distribuzione in tutta Italia per informare i consumatori su quei prodotti che, pur usando marchi italiani o immagini che evocano il nostro Paese, sono realizzati con materie prime straniere. «Li prenderemo – spiega il numero uno di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini – e racconteremo a chi fa la spesa cosa c’è dietro e cosa stanno portando in tavola. E’ ora di finirla con le mezze verità che sono solo un inganno alle famiglie, oltre ad affossare le aziende agricole italiane con il furto di immagine e di qualità del vero prodotto italiano».
Seondo Coldiretti «ci sono tutte le condizioni di mercato perchè il latte italiano venga remunerato con 42-43 centesimi al litro» mentre la proposta di Lactalis si ferma ad una media di 41 centesimi.
«L'unico obiettivo di tutti deve essere quello di trattare per chiudere il prezzo nei tempi più brevi possibili e dare certezza agli allevatori. Serve anche la garanzia che non si perdano periodi di fatturazione", aveva commentato ieri il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi al termine dell'incontro romano. Guidi, che era accompagnato dal vicepresidente nazionale e presidente della Libera di Cremona Antonio Piva e dal presidente della Federazione Lattiera della Confederazione luigi barbieri, aveva comunque definito la riunione "importante e arricchita dalla presenza delle organizzazioni agricole e dell'industria privata». A Milano la parte agricola ha ritenuto non congrue le proposte di Lactalis. In una dichiarazione ad Agrapress Piva e Barbieri (per Confagricoltura) e Lanzi (per la Cia) hanno ribadito che «la trattativa deve andare avanti a oltranza. Non chiudere il prezzo darebbe un grosso vantaggio all'industria».
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