A 48 anni, anche se lui si fa scudo con umiltà sincera, Simone Bossi è il presente e il futuro della Lega nel nostro territorio. Poi, si sa, in politica chi oggi è predestinato, domani potrebbe non esserlo più. Intanto, Bossi ha messo “in cascina” quattro anni e otto mesi da senatore della Repubblica, lavora al gruppo del Carroccio a Roma ed è segretario provinciale dal 2009, «sempre eletto all’unanimità», precisa. Il poco tempo che gli avanza lo dedica ad allevare api e alla consulenza nel settore della pesca, le sue due grandi passioni. In vista delle amministrative di giugno, è impegnato in un fitto calendario di incontri. La scelta del candidato per il capoluogo è la più delicata.
A che punto è il confronto, Bossi?
«Siamo partiti dal dialogo e dalla condivisione della candidatura. Abbiamo iniziato incontrando Massimo Rivoltini (imprenditore, presidente di Confartigianato, ndr), che per noi poteva essere un ottimo profilo, ma lo stesso Rivoltini, pur ringraziando per la stima, si è detto già impegnato».
E adesso?
«Adesso dovremmo vederci questo fine settimana per tentare di chiudere sui nomi che sono rimasti».
Bisognerà aspettare gli incastri nelle altre città lombarde che vanno al voto?
«Le amministrative sono una partita complessa, lo dico a ragion veduta visto che è dal 2009 che le seguo da segretario provinciale (sorride, ndr). I capoluoghi rientrano in uno scacchiere regionale per ragioni politiche. L’obiettivo è distribuire con equità le cariche elettive. L’ultima volta, nel 2019, Pavia andò alla Lega, come pure Bergamo. Cremona la prese Forza Italia. Che sia meglio un capoluogo piuttosto che un altro, questo è tema del confronto tra le segreterie federali e delle proposte su base territoriale».
Quindi c’è possibilità di un protagonismo dal basso...
«Se c’è condivisione su un unico profilo, sì! Meglio sarebbe se fosse una personalità esterna ai partiti, “civica”. Questo consentirebbe di uscire dalla logica dello “scacchiere regionale”».
Vi state orientando su un profilo civico?
«No, ci stiamo orientando su più profili. Noi vogliamo vincere le elezioni a Cremona e siamo convinti di potercela fare. Per questo serve una persona che vinca e che sia in grado di amministrare una città così».
Se il candidato che presentasse Fratelli d’Italia fosse Alessandro Zagni, la Lega avrebbe problemi?
«Una candidatura come quella di Zagni non passa da me, ma dall’avallo delle segreterie regionali. Il candidato “politico” rientra nello scacchiere regionale. Se Zagni va bene a Matteo (Salvini, ndr), sta bene anche a me».
Ma è dal tavolo locale che nascerebbe la candidatura. Se insistessero su Zagni?
«Cinque anni fa non mi sono espresso contro Malvezzi quando sapevo che avevamo Zagni molto più forte. Non sarebbe stato giusto. Se si concorda una (...)».
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