«Nel mio primo giorno di scuola, tornata ad insegnare ad una prima dopo 5 anni, ho chiesto agli studenti di indicarmi una canzone che li rappresentasse e ho chiesto anche di spiegarne il motivo. Una buona parte degli studenti, direi la maggioranza, ha scelto canzoni di denuncia o consolatorie che facevano riferimento ad atti di bullismo subiti alla scuola media o addirittura alle elementari. Sono rimasta sorpresa». Josita Bassani, insegnante di Lettere al Torriani, si dice molto preoccupata dell’ampiezza che sta avendo la percezione del fenomeno del bullismo e valuta una situazione peggiorata negli ultimi anni. Ma è un dibattito aperto tra gli insegnanti del Torriani e le posizioni sono diverse. Paolo Villa, insegnante di Diritto e vicepreside, trova che le classi difficili ci siano sempre state, quella sua “terribile” risale a 15 anni fa e non ha riscontro nelle classi di quest’anno. Paola Gaudenzi, vicepreside e anche lei insegnante di Diritto, osserva che il Torriani ha adottato il Protocollo Scuola spazio di legalità che prevede, tra l’altro, la segnalazione alle autorità dei casi di bullismo, ma che il 90 per cento dei casi si risolve in vicepresidenza con la composizione del conflitto. «In alcuni casi è la stessa vittima a raccontarci il caso - spiega - noi convochiamo i compagni, presunti colpevoli, spiegando che la situazione ci è stata segnalata da un insegnante. Ascoltiamo la loro versione e di solito, il caso si ricompone senza sporgere denuncia. Ricordo che siamo stati in dubbio su un paio di casi, ma siamo riusciti a tenere la situazione sotto controllo. Sul consumo di sostanze, invece, alcune segnalazioni alla Prefettura le abbiamo inoltrate». Il professor Villa aggiunge: «Non vorrei dire una banalità, ma gli scherzi ci sono sempre stati. Occorre anche saperli riconoscere come tali. Oggi i social amplificano molto queste situazioni. Se c’è una scazzottatura, fatalmente c’è anche un filmato. E mettere un like sotto la pubblicazione, vuol dire coinvolgersi nella vicenda. Qualche strumento a nostra disposizione, comunque, lo abbiamo. L’assurdo è che a volte i protagonisti della vicenda si sono già riappacificati, ma il filmato con i vari apprezzamenti, continua a girare. Da anni, ormai, stiamo collaborando con la Polizia postale».
Chi accoglie gli studenti di prima, osserva anche le loro paure. «I ragazzi del biennio sono ancora fragili - spiega Josita Bassani - e non sono in grado di opporsi ai soprusi mentre gli studenti del triennio, più formati, hanno maggiori possibilità di evitare i soprusi. I due luoghi più pericolosi di Cremona che segnalano sono la stazione ferroviaria e dei pullman e il Centro commerciale Cremona Po. Molti di loro sono studenti pendolari e hanno assistito a risse in stazione tra gruppi di ragazzi. Sono situazioni conosciute, di certo, alle forze dell’ordine. Ci sono però quattordicenni che hanno paura a recarsi al Centro commerciale perché ci sono delle vere e proprie baby-gang. Rischiano di dover pagare 2 euro, 3 euro, di essere continuamente taglieggiati. Queste estorsioni sono il trait d’union con la droga: servono per comprare le sostanze».
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