L’ultimo sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Swg per il canale televisivo de La7 restituisce molto plasticamente (e duramente) la situazione odierna del(l’ex) Terzo polo. I numeri indicano che Italia viva si collocherebbe al 2,6% e Azione al 4,6: numeri che continuano a scendere in maniera inesorabile.
Si è respirata un’aria molto elettrica (ma non precisamente elettrizzante...) in queste settimane dalle parti del Terzo polo. O, per meglio dire, si sono respirate polveri esplosive, assai più che sottili: quelle che precedono, appunto, l’innesco di una deflagrazione, con sovrappiù di scontro fra opposte tifoserie sui social network. E il punto è che a capitanarle direttamente, scagliandole contro gli “avversari” (che sarebbero gli ex colleghi del progetto della federazione del Terzo polo), e producendo quanto al cui cospetto l’espressione fuoco amico si rivela un autentico eufemismo, sono stati direttamente i vertici delle due formazioni già “affratellate” Azione e Italia viva (con Carlo Calenda, come di consueto, scatenatissimo in prima persona). E dire che qui ci si trovava in una fase perfino precedente all’ipotetico «amalgama mal riuscito» (per riesumare una famigerata formula riguardante il Pd): e, difatti, il nodo del contendere, su cui si sono vicendevolmente rimpallate le accuse, ha riguardato l’accelerazione alla volta del partito unico. Un esito verso cui, a dispetto delle dichiarazioni – sostengono i calendiani –, Matteo Renzi sarebbe stato restio, con lo scopo di tenersi le mani libere in vista del post-elezioni europee del 2024, e con l’attenzione sempre più concentrata su certi segnali provenienti da Forza Italia.
Massimiliano Panarari
Professore associato di Sociologia
della comunicazione Università
Mercatorum di Roma
e docente di Marketing politico
alla Luiss School of Government
© Riproduzione riservata
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