In merito alle notizie stampa circolate nella mattinata odierna, relative all’individuazione di un focolaio di variante Delta in un polo logistico nel Piacentino, che vede coinvolti anche alcuni lavoratori residenti nella provincia di Cremona, ATS della Val Padana intende precisare quanto segue.
I residenti cremonesi sono collegati ad una sola delle due aziende interessate; più precisamente, si tratta di tre lavoratori (ciascuno dei quali a sua volta caso indice di un focolaio familiare) e di un contatto stretto, successivamente positivizzato, di un lavoratore della stessa azienda residente in altra provincia. In totale, i cittadini cremonesi coinvolti sono undici - dieci con tampone positivo e uno in attesa dell’esito – appartenenti a quattro nuclei familiari diversi.
Al momento, tra le dieci positività riscontrate, sono state confermate (in data 21 giugno) due varianti Delta; per i restanti otto casi e per il contatto stretto in attesa di esito del tampone, è stata richiesta la genotipizzazione.
Ci preme sottolineare che tutte le persone interessate erano già state oggetto di inchiesta epidemiologica da parte della nostra ATS - in quanto intercettate dal sistema di sorveglianza sanitaria - e tempestivamente poste in isolamento; tutte sono state raggiunte dal provvedimento restrittivo prima della successiva identificazione della variante Delta nei due casi cremonesi sinora accertati.
Per quanto riguarda le informazioni raccolte nel corso delle inchieste epidemiologiche condotte per il tracciamento dei contatti è emerso che:
• nove dei dieci casi accertati sono sintomatici, ma nessuno di loro è in condizioni gravi né tantomeno ricoverato;
• nessuno dei casi accertati ha completato il ciclo vaccinale;
• contrariamente a quanto oggi riportato da alcune testate, nessuno dei tre lavoratori coinvolti utilizzava mezzi
pubblici per recarsi sul luogo di lavoro.
I cremonesi coinvolti risiedono in quattro diversi comuni della provincia, tra questi la città di Cremona; l’incremento dei casi collegati, osservato in queste settimane, poteva far pensare a contagi “autoctoni” e ad una circolazione più diffusa della variante nella provincia; la ricostruzione del “link” epidemiologico ha permesso di ricondurre le positività osservate confinandole, almeno per questa circostanza, a quest’unico focolaio.
Da ultimo, anche in merito a quanto oggi dichiarato dal Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Piacenza, si ritiene opportuno precisare che, sebbene sia spesso difficile individuare il primo caso di un focolaio - anche per il possibile ruolo di soggetti asintomatici, difficile da rilevare -, nel caso specifico la prima persona ad essersi assentata dal lavoro dopo aver manifestato sintomi, con positività al tampone, non è un lavoratore residente in provincia di Cremona.
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