Regimazione o corrente libera? Quale che sia la scelta tecnica che sarà adottata, vi è una sola certezza: dopo tanto (troppo) discuterne, sembra veramente giunto il momento di dare una risposta strutturale al problema della navigabilità del Po fra Cremona e Mantova, il tratto del fiume che, negli ultimi anni, ha registrato questo problema, la prima causa del mancato decollo dell’utilizzo del Po per il trasporto delle merci, ma anche del trasporto dei passeggeri a fini turirstici. Ne abbiamo parlato con l’Ing. Luigi Mille, Direttore dell’Agenzia Interregionale per il Fiume Po, l’Ente che cura la sicurezza idraulica lungo il Po e gli affluenti, nei tratti arginati, con realizzazione e manutenzione delle opere di difesa idraulica e servizio di piena. «La situazione di quel tratto del Po è nevralgica, perché consente il collegamento tra il porto di Cremona, che è attrezzato da vero centro intermodale, anche per la presenza del binario ferroviario, e Mantova. Il porto deve disporre di una idrovia affidabile, costituita dal Po, almeno sino a foce Mincio. Una idrovia che funzioni tutto l’anno, con un tirante d’acqua di necessario per fare transitare i navigli delle classi europee. Poi, a foce Mincio, attraverso la Conca di navigazione di San Leone (Roncoferraro (MN), è possibile inserirsi nell’idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante denominata anche “Mantova-mare”, che collega Mantova con il mare Adriatico, attraversando la parte orientale della provincia di Mantova, un breve tratto della bassa veronese e tutta la provincia di Rovigo»...
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