Classe 1946, originario di Quistello, paesino di cinquemila anime in provincia di Mantova, libero professionista e dirigente, consigliere comunale e regionale, Presidente della Lombardia e più volte deputato, Bruno Tabacci ha attraversato alcuni dei momenti più importanti della storia politica italiana. Nelle ultime settimane il suo nome era tornato prepotentemente sotto i riflettori per il tentativo di dare vita a un “Conte Ter” in grado di proseguire il cammino fino a fine legislatura grazie a un gruppo di parlamentari “responsabili” abbastanza grande e coeso da riuscire a rimpiazzare la fuoriuscita di Italia viva. Con Tabacci, che mercoledì sera è stato nominato dal Consiglio dei Ministri Sottosegretario al Coordinamento della politica economica, abbiamo esaminato le tappe salienti dell’ultima crisi politica da cui è scaturito il Governo Draghi, senza dimenticare alcuni fatti di rilievo della prima e della seconda Repubblica che ci hanno portati fino a qui.
On. Tabacci, partiamo dalla fine del “Conte 2”. A posteriori, che lettura si è dato di questa vicenda?
«Ma, insomma, la crisi era poco giustificata. Anche perchè chi l’ha sollevata è stato partecipe di questo Esecutivo. Dopodichè, i presupposti da cui erano partiti erano che sarebbe arrivato Draghi, ma certamente Italia viva non sapeva quale sarebbe stata la conclusione, a tal punto che abbiamo rischiato di andare alle elezioni se non fosse stato per la scelta del Presidente Mattarella che, con un atto di grande coraggio, ha giocato l’ultima carta che gli rimaneva, cioè mettere in campo Mario Draghi. Però...
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