«L’esperienza Covid è stata devastante. Oggi mi commuovo di più davanti alla sofferenza e non mi vergogno di mostrarlo»
Primo giorno di lavoro al Pronto Soccorso di Cremona. Dottoressa Co’, con quale spirito e si accinge al nuovo incarico e quali i propositi?
Mi piace dipingermi come una persona determinata e perseverante, severa principalmente con me stessa. Ho accettato con entusiasmo questa sfida e so che ho il dovere di non deludere le aspettative della Direzione che ha riposto fiducia in me. Lo spirito di squadra sarà la chiave di volta per fare la differenza; il mio staff è già ingaggiato, dobbiamo imparare, tutti, nessuno escluso, a navigare nella stessa direzione.
Cosa significa intraprendere un nuovo percorso professionale durante un’emergenza sanitaria, soprattutto all’interno di un Pronto Soccorso?
Arrivare oggi in questo contesto storico ed epidemiologico è una sfida nella sfida perché, come sappiamo, saremo sottoposti ad un carico di lavoro e soprattutto ad un carico emotivo ulteriore. Tutti noi siamo da una parte forti dell’esperienza della primavera e al contempo deboli, proprio a causa di ciò che abbiamo vissuto. Non mancherò di supportare il personale da un punto di vista clinico, organizzativo ed emotivo, facendo ricorso, in quest’ultimo caso, ad un supporto da parte di professionisti se si dovesse rendere necessario.
L’esperienza Covid-19 in che misura e come ha cambiato il suo essere o sentirti medico? Intendo nell’approccio alla cura e al paziente?
L’esperienza Covid -19 è stata la più devastante io abbia sperimentato e mai avrei immaginato di trovarmi a fronteggiare una situazione del genere. Sicuramente il senso di impotenza e la condivisione della paura sono stati i sentimenti più forti, mi sentivo debole ed indifesa. Ora mi commuovo più facilmente davanti alla sofferenza e soprattutto non mi vergogno di ammetterlo e mostrarlo.
Qual è la sua idea di Pronto Soccorso?
Penso che il Pronto Soccorso abbia una mission speciale, ossia quella di soddisfare le richieste di aiuto delle persone che ad esso si rivolgono, qualsiasi sia il motivo dell’accesso, dal più grave al più banale. Per fare questo il Pronto soccorso deve essere “accogliente” e non respingente; non spetta a noi giudicare il motivo per cui un paziente si rivolge al nostro servizio, ma fornirgli la risposta che cerca. Qualsiasi problema clinico, per semplice possa sembrare, merita rispetto e professionalità da parte nostra. Ritengo fondamentale, inoltre, il lavoro in sinergia con tutte le specialità ospedaliere e con i medici di medicina generale.
IL PERSONAGGIO - Maria Francesca Co’ si è con il massimo dei voti nel 1998 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia, ha poi conseguito la specializzazione in Medicina Interna. Ha lavorato presso il pronto Soccorso dell’ASST di Lodi . Ha prestato servizio come medico del 118 presso le AAT di Lodi e Pavia.
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