Quali sarebbero le ripercussioni sociali ed economiche continuando con l’attuale gestione poco accorta dell’acqua? Quali sono le scelte efficienti per immaginare di poter sostenere l’impatto antropico crescente dei prossimi anni?
Rinunciamo alla carne? Qualunque essa sia, al latte, comunque legato alla bovina o alla pecora che lo produce anche per la sua prole? Latte da cui si produce dai formaggi, allo yogurt ed entra in un’infinità di prodotti alimentari? Ma allora, viste le necessità di acqua, perché non rinunciamo anche al thè, al caffè, al riso, al pomodoro, alla produzione di vino Doc e a certi prodotti italiani a marchio, famosi nel mondo, ma anche e poi alla doccia, a lavarsi i denti, al tondino d’acciaio, al trasposto su ruote (vedi automobile).
Invece, purtroppo, i nostri amministratori rinunciano, senza che noi possiamo veramente rendercene conto, ad applicare l’obbligo della costruzione di reti duali nei nuovi insediamenti abitativi e non (separazione acqua potabile dalla non potabile), alla costruzione di bacini di contenimento dell’acqua nei fiumi per regolarne il deflusso (per esempio la bacinanizzazione del Po) senza, al solito, e in maniera miope, valutare che gli onerosi costi dell’oggi sono ben minori di quelli da sostenere nel futuro molto prossimo e che il tema della scarsità idrica va valutato anche dal punto di vista economico...
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