Ci siamo quasi, è tempo di scrutini. I ragazzi stanno ancora cercando di recuperare le ultime insufficienze con le interrogazioni last minute, ma dal momento in cui i prof si riuniscono a porte chiuse i giochi sono fatti. E sta solamente a loro decidere del futuro scolastico degli alunni. Spesso i ragazzi ignorano totalmente come si arriva alla fatidica decisione, promosso o bocciato, e se la prendono con quello o quell’altro prof, colpevole di averli presi di mira.
In realtà, bisogna sapere che la scelta riguarda tutti gli insegnanti della classe presieduti dal preside: quando un alunno è proprio sul filo del rasoio, infatti, si arriva alla fatidica votazione. Gli scrutini incominciano nel momento in cui, a porte chiuse, i professori di una determinata classe si siedono insieme ed aprono il registro, discutendo dell’andamento dei ragazzi. La riunione è presieduta dal dirigente scolastico. Seguendo l’ordine alfabetico, si chiama in causa la situazione di ogni singolo alunno: per prima cosa si considera se il ragazzo abbia il numero minimo di ore di presenza a scuola necessarie per passare l’anno. Qualora abbia superato il 25% di ore di assenza, purtroppo andrà incontro alla bocciatura. Anche il voto in condotta è determinante per la promozione: chi incorre in un’insufficienza sarà bocciato.
Tuttavia, il voto in condotta è collettivo e deciso dall’unanimità dai docenti, essendo decisivo per la bocciatura o la promozione. Ma quello che non tutti sanno è che anche tutti gli altri voti vengono decisi collettivamente: il professore di ogni materia fa la sua proposta di voto, ma quello che poi comparirà sui quadri finali deve essere concordato con tutti gli altri professori. Eppure, può accadere che i professori non si trovino d’accordo: in quel caso si passa alla votazione. “Capita frequentemente - sostiene la professoressa Loredana Straccamore del liceo Newton di Roma – "che alcuni professori non vogliano assolutamente retrocedere sul voto insufficiente nella propria materia. Così, se si arriva al limite massimo di insufficienze per la bocciatura, si vota a maggioranza”.
In pratica, il regolamento di ogni scuola stabilisce il numero minimo di materie insufficienti con cui si viene bocciati. Nel caso si raggiunga questo numero fatale, i prof votano e la maggioranza vince. Ovviamente, se un ragazzo ha brutti voti in gran parte delle materie, la decisione sarà più facile da prendere. Ma se la situazione di un alunno è appesa ad un filo, cosa porta ogni singolo prof a votare pro o contro la promozione? “Non conta solo il profitto. Un professore tende ad essere intransigente, ad esempio, se il ragazzo ha fatto tante assenze e ritardi “strategici”. Oppure se, dopo non aver studiato per tutto l’anno, pretende di recuperare con interrogazioni dell’ultimo minuto” sostiene la professoressa Straccamore.
Un altro motivo per cui un prof tende a decidere di bocciare è il perseverare nel cattivo andamento di uno studente: “Ad esempio, se il ragazzo è stato aiutato gli anni precedenti, e continua a non impegnarsi, si è più inclini a fargli ripetere l’anno”. Un altro motivo frequente che porta i professori a bocciare è, ad esempio, beccare spesso qualcuno a copiare: "Se un ragazzo non si impegna e viene trovato a copiare più volte, magari con il cellulare, fa venire il sospetto al prof che anche i voti migliori non siano farina del suo sacco - sostiene la preside del Newton Ivana Uras. Ma ci sono altri fattori che vengono presi in considerazione: ed è il preside a occuparsene. Infatti il parere del dirigente scolastico, in caso di votazione, vale doppio. E la sua funzione è, oltre che "scrutinare" i risultati degli studenti, controllare il lavoro dei prof e assicurarsi che tutto avvenga regolarmente. "Ad esempio - sostiene la preside Ivana Uras - è fondamentale capire se sia stato fatto proprio tutto il possibile perché il ragazzo recuperasse. L'organizzazione di corsi di recupero, ad esempio, e la presenza di un congruo numero di verifiche. Se questo non avviene, il ragazzo può essere giustificato." E' importante però che lo studente mostri buona volontà, perché, dice la preside "la strafottenza non è difendibile". Tuttavia gli studenti possono stare tranquilli: se esistono irregolarità o casi particolari, il dirigente verifica e prende precauzioni. "Un preside può chiedere di rivedere anche i compiti in classe" sostiene la Uras. Angela Bardi della Direzione generale per lo Studente del Miur ed ex preside, sostiene, invece, di aver sempre preteso in sede di scrutinio di avere da ogni insegnante una dichiarazione sulle motivazioni della sua proposta di voto, specificando se ritenesse il ragazzo capace di affrontare la classe successiva. Solo così si può arrivare ad una decisione: "Lo studente è una persona e come tale va giudicata. Non è un numero o un voto".
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