i nostri amici a quattro zampe
Come insegnare ai nostri amici a quattro zampe a non fare pipì sul tappeto di casa? Come educarlo a instaurare rapporti costruttivi con gli umani e gli altri animali che lo circondano? Come esprimergli il nostro affetto facendolo sentire accettato? Ecco i consigli dell’educatore cinofilo Riccardo Leani, classe ‘91: «Seguo il metodo di Angelo Vaira –spiega –, fondatore di Thinkdog. L’obiettivo è di sviluppare le capacità del cane. Il padrone dovrà rafforzare il comportamento positivo, invece di punire quello negativo».
SEI PUNTI DA TENERE A MENTE – 1) Non scegliere un cane solamente per la sua bellezza. È importante valutare prima di tutto il carattere dell’animale. Un temperamento particolarmente vivace richiederà più energie da parte del padrone. Se è la prima volta che si decide di prendere un cane, meglio optare per un esemplare tranquillo.
2) Far visitare tutte le stanze della casa al guinzaglio. Quando il cane entrerà per la prima volta nella nostra abitazione dovrà essere accompagnato nell’esplorazione della nuova “tana”. Per abituarlo al nuovo ambiente, potrebbe essere utile lasciarlo dormire con noi almeno per un paio di notti.
3) Ricompensare il cane quando fa i bisognini fuori casa. Se li dovesse fare all’interno dell’abitazione, meglio portarlo in un’altra stanza prima di pulire. Per educarlo potrebbero essere necessari alcuni mesi, sgridarlo o picchiarlo rallenterebbe il processo di apprendimento.
4) Farlo socializzare con altri cani sin da piccolo. Lasciarlo a contatto con esemplari adulti. È meglio che il gioco fra cuccioli avvenga in presenza di un animale adulto, che può intervenire in caso di comportamenti scorretti e insegnare il “galateo canino”.
5) Portare regolarmente il cane a passeggio. Per mantenerlo attivo e sano saranno necessarie almeno un’ora e mezza di passeggiata al guinzaglio ogni giorno e un’ora di corsa libera, in un parco o in un giardino, alla settimana.
6) Vivere il proprio cane. Lasciarlo fuori casa, specialmente durante la notte, non gli permetterà di sentirsi parte del branco. Tutti i cani hanno bisogno di vivere in un collettivo.
SPUNTI E APPROCCI DIFFERENTI – «L'amore per i cani – dice Laura Saleri, 33 anni, avvocato di Pontevico – mi accompagna da anni e, dopo la laurea in Giurisprudenza, mi sono avvicinata ai corsi organizzati dal Gruppo Cinofilo 'Madonna della strada'. Sei anni fa ho cominciato a svolgere la ricerca di sostanze stupefacenti nelle scuole, naturalmente dietro richiesta delle forze dell'ordine. Prima ero accompagnata dal pastore tedesco Dif, ora dal rottweiler Brenda. Questa attività mi ha portato soddisfazioni e la possibilità di essere insignita del cavalierato di San Silvestro».
«Genny aveva un anno quando abbiamo iniziato l'addestramento – racconta Alice Valvassori, 23 anni, di Crema.–. Per lei era tutta questione di paura, che si trasformava in aggressività verso i cani e le persone estranee che tentavano di avvicinarla. Così ci siamo rivolte ad un professionista, che conoscendo bene la razza ha basato tutto sul gioco. Ci sono stati miglioramenti, Genny si è divertita e in lei è aumentata la fiducia nei miei confronti, mi ha riconosciuta come un punto di riferimento da seguire. Quando il tuo cane ti ascolta è una grande soddisfazione, e permette di evitare situazioni di pericolo. Il suo percorso è durato solo sei mesi, abbiamo sospeso perché era costoso e io non avevo ancora la patente. È un'esperienza che consiglio, ma da iniziare quando il cane è cucciolo, è meglio iniziare il prima possibile».
Umberto Galli di Gussola invece, con il suo Pastore tedesco, Lucky, è una cosa sola: «La prima esperienza l’abbiamo fatta con le unità cinofile della protezione civile le Aquile. Poi abbiamo provato la pet therapy». Giovedì Umberto e Lucky tornano a lavorare con i ragazzi disabili della Casa Giardino. Quante emozioni!
«Autorevolezza. Tono di voce adeguata. Gestualità corretta. Il mix giusto per addestrare cane. Ma è l’uomo che deve imparare a capire e tradurre il suo linguaggio. E di solito servono da 2 a 6 mesi», è il parere di Aldo Taietti, comandante del gruppo cinofilo “Madonna della Strada”, 36 anni di esperienza, 500 cani preparati al mese.
EDUCARE, NON ADDESTRARE – «Va detto che l'approccio prima di tutto è educativo – argomenta Luigi Rimoldi, 65 anni, presidente e fondatore dell'Unica, Unione Nazionale degli Istruttori del Comportamento Animale –. Si tratta di stabilire un'educazione armoniosa tra la famiglia e il cane di proprietà della famiglia, poi ovviamente vengono in aiuto le tecniche addestrative in base alla composizione del nucleo famigliare, ai problemi comportamentali legati alla tipologia del cane. Tutto quello che definiamo “comportamenti educati” va rapportato all'ambiente di noi umani, perché in natura questo concetto di educazione non esiste. Il percorso d'addestramento è ricco, servono 7-8 incontri almeno. Tutto si può fare, ma sarebbe meglio cominciare a educarli già da cuccioli. Io consiglio a tutti i clienti dell'allevamento un primo incontro già al ritiro del cucciolo. Quando si porta a casa un cane di due mesi le prime due necessità, oltre a nutrirlo, sono insegnargli a non sporcare in casa e far sì che non patisca l'ansia da separazione quando viene lasciato solo. Sono i primi due aspetti di cui il proprietario deve tenere conto. Poi esistono dozzine di altri spunti: come comportarsi educatamente a tavola, non saltare addosso a ospiti e bambini, non mordicchiare mani e oggetti, la questione del guinzaglio, tutto ciò che serve in un progetto educativo, ma attraverso un rapporto cognitivo basato sulle buone maniere, senza coercizione né violenze».
«Volevo un cane educato – osserva Michael Seletti, 26 anni, di Casalmaggiore, padrone di Duff, un simpatico Dogo argentino –, capace di stare tra le persone e tra gli animali in sicurezza. Credo che il percorso fatto con la veterinaria Cristina Pederzani sia stato utile a me e a Duff. Anche il nostro rapporto è migliorato».
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