il genio cremonese che cambiò la storia della musica
Le celebrazioni monteverdiane entrano nel vivo. Maggio è il mese in cui, in una casa di via Pallavicino (oggi al numero 2) Maddalena Zignani diede alla luce il primogenito di Baldassarre Monteverdi. Claudio. Era il 1567. Sono passati 450 anni ed oggi Cremona celebra il principe dei compositori.
«La mia vita ha seguito il viaggio del grande fiume». Così, in prima persona, inizia la “Autobiografia di Claudio Monteverdi” in cui lo studioso, musicologo e compositore Claudio Gallico racconta la biografia del divin Claudio con approfondite analisi musicali ed un’interessante intreccio di romanzo. Il suo testo sarà la traccia per un percorso che con le guide di Crart, domani (ore 15), accompagnerà chiunque abbia desiderio di incontrare il genio da cui scaturirono capolavori come l’Orfeo e il Vespro della Beata Vergine tra le strade della città, lungo le strade che Monteverdi calpestò da bambino. E in cui spesso tornava per sfuggire alle “stanze finte” delle corti.
1592. «Io ero violista, scolaro di un’arte cremonese. a Cremona sanno fare bene gli strumenti che si suonano con l’arco»
Non v’è certezza sulla data di nascita di Claudio Monteverdi. L’atto di Battesimo, primo documento ufficiale che lo identifica, è riportata quella del 15 maggio. Quanto al giorno esatto del parto diverse fonti convergono sul 9 maggio 1567. Il mistero probabilmente resterà irrisolto. Sembra invece fugato ogni dubbio sull’esatto angolo di via Pallavicino. Oggi sarebbe il civico 2. Allora si chiamava quartiere Piazzano, un gruppo di case nei pressi della porta di Ognissanti (oggi porta Venezia). La famiglia di Baldassarre Monteverdi si era da poco trasferita. Il padre di Claudio era un “cerusico”, letteralmente chirurgo, in pratica il professionista dei salassi, della cava dei denti e del taglio dei capelli. Aveva la bottega vicino alla Cattedrale (e questo gli permetteva di mantenere un buon “giro” negli anni in cui la fabbrica del Duomo esprimeva il suo massimo sforzo artistico) ma poi si avvicinò all’ospedale, oggi Santa Maria della Pietà.
Il piccolo Claudio cresceva con un intelletto vivace. “Bambino mi incantavo a guardare le bocche aperte, in cima ai corpi altissimi dei cantori... cadeva giù suono vero. A un certo momento quelle note erano mie”. Monteverdi ha 7 anni quando imbraccia la viola sotto la guida di Marc’Antonio Ingegneri. Non è certo strano: da un lato il coro della Cappella della Cattedrale, dall’altro la grande liuteria. E’ certo che il compositore in erba abbia incontrato, probabilmente frequentato, la bottega degli Amati. L’infanzia cremonese è la prima fonte d’ispirazione. E la culla del sentimento. E del dolore. A otto anni Claudio resta orfano. Mamma Maddalena lo lascia. La musica lo accoglie come un figlio.
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