Tra “pultroppo” e “un’altro”,
gli errori che rovinano l'italiano
«Il dramma vero è il congiuntivo». Certo che anche a sintassi, punteggiatura, apostrofi e accenti non è che la nostra lingua se la passi tanto meglio. Per questo - spiega il professor Angelo Rescaglio - è necessario che qualcuno la difenda. Con questa nobile motivazione l’ex senatore, presidente della comitato cremonese della Società Dante Alighieri, ha presentato davanti a un piccolo gruppo di “irriducibili” della penna rossa la collana intitolata “L’Italiano: conoscere e usare una lingua formidabile”, curata dall’Accademia della Crusca e pubblicata in 14 volumi da Repubblica.
«C’è un politico che spesso viene deriso per il suo uso del congiuntivo. L’ho sentito parlare una volta - racconta il professore - e in dieci minuti ne ha sbagliati sette!». E allora bene ha fatto il giovane cantante Lorenzo Baglioni a presentarsi sul palco di Sanremo con un simpatico ripasso in musica del modo verbale più bistrattato: «Quindi è tempo di riaprire il manuale di grammatica che è molto educativo».
«Prima della riforma delle scuole medie - ricorda Rescaglio - dopo le elementari si sosteneva un esame di ammissione: un dettato senza punteggiatura, un tema... Era un incubo. Per questo i nostri maestri insistevano sulla correttezza della forma. Oggi invece - si chiede il professore - chi insegna ai ragazzi come si scrive un tema?».
Perché non sono nozioni, ma la forma è lo specchio del contenuto. Ed è quello che rischia di perdersi nell’era dei post, della brevità, degli slogan immediati e degli emoticons. «Dobbiamo impegnarci per salvare l’uso dell’italiano - invita Rescaglio - non solo perché è la nostra lingua. Ma perché è una bella lingua. Perché le coordinate e le subordinate, la punteggiatura e le coniugazioni verbali hanno un senso. Hanno una storia». Non è una questione di etichetta, insomma. «Spieghiamo ai bambini che un congiuntivo apre il mondo delle possibilità».
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