anche le banche sentono la crisi
Grossi(Uil):"Costi poco sostenibili"
Tanti sportelli, certo, ma anche le banche, come qualunque altra azienda, hanno accusato pesantemente la crisi degli ultimi quattro anni che non solo ha sensibilmente ridotto la proverbiale propensione al risparmio dei nostri connazionali (e dei cremonesi soprattutto), ma ha anche deteriorato i crediti che le banche vantano nei confronti di famiglie e imprese.
Il risultato più evidente è la stretta al credito (il cosiddetto credit crunch) che ha aggravato ulteriormente le già difficili condizioni di chi arranca per arrivare a fine mese o, nel caso dell’impresa, deve tenere in piedi la propria attività.
Un dato può essere più esaustivo di tante parole: fra il 2007 e il 2012 il totale dei ricavi delle banche italiane è sceso da 84 a 71 miliardi di euro, con un calo del 15%. Non solo: i crediti che le banche vantano nei confronti di famiglie e imprese hanno subito una svalutazione del 215%. Si tratta di crediti deteriorati, cioè difficilmente esigibili, o che hanno subito una importante diminuzione del loro valore.
«Anche per le banche è finita la fase di espansione sul territorio attraverso l’apertura di nuovi sportelli» - osserva Mino Grossi, segretario provinciale della Uil e profondo conoscitore di questo mondo. La crisi degli ultimi anni ha reso poco sostenibili gli alti costi degli sportelli anche perchè, nel frattempo, la raccolta ha subito una notevole contrazione rispetto al passato». Un vero cortocircuito, quello generato dalla crisi economica, che ha ridotto il potere d’acquisto delle persone e, contestualmente, gelato la propensione delle banche a concedere credito. L’impennata della pressione fiscale e la gabbia di Basilea 3 - che impone agli istituti di avere una maggiore patrimonializzazione - hanno fatto il resto. «Per una banca, in un contesto di questo tipo, svolgere l’attività tradizionale, cioè prestare denaro è molto meno remunerativo rispetto ad altri tipi di operazioni» - dichiara Grossi - Ed è per questo che i finanziamenti destinati al credito al consumo si sono ridotti drasticamente, ma anche la tradizionale attività di concessione dei mutui ha subito una brusca frenata.
Un altro dato può chiarire meglio il contesto in cui gli istituti si trovano ad operare: se nel 2007 la svalutazione dei crediti rappresentava solo il 20% del costo del personale, oggi questo valore ha raggiunto il 70%. Da qui lo stop all’apertura di nuovi sportelli, una fase di ampliamento della rete che aveva coinciso con un momento di espansione dell’economia. «Negli ultimi anni il settore ha subito un radicale processo di razionalizzazione volto a ridurre i costi - prosegue Grossi - ed oggi le banche sono chiamate a riconsiderae anche la struttura della rete e quindi degli sportelli». C’è da domandarsi se, in una fase di recessione come questa, anche per le banche si possa affacciare uno scenario di sovracapacità produttiva rispetto alla domanda, così come si è già verificato per il settore auto. «Difficile a dirsi - prosegue il segretario della Uil - ma certo è che il credito ha subito una stretta e che oggi è molto più difficile ottenere un finanziamento. In una provincia come Cremona, dove il tessuto manifatturiero è costituito in massima parte da piccole e medie imprese, l’economia del territorio soffre molto di più».
E se l’accensione di nuovi mutui ha subito un vistoso rallentamento, a soffrirne è tutto l’indotto legato al mercato della casa, come gli elettricisti, gli idraulici e l’attività edile. Insomma, se la torta non è aumentata, anzi si è sensibilmente ridotta, anche le banche si trovano di fronte ad una riflessione che potrebbe pure portare a nuovi esuberi e prepensionamenti se la crisi dovesse continuare con questa intensità.
A testimoniare la durezza della congiuntura economica anche la decisione, nel suo genere storica, presa da molti istituti, di tenere aperti gli sportelli bancari anche il sabato mattina. Lo ha fatto, di recente, un colosso come intesa San Paolo. «Non dobbiamo stupirci più di tanto - osserva Grossi - . Questa novità è stata introdotta per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali nella rete di sportelli». Livelli che, diversamente non sarebbero più economicamente sostenibili.
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