tolleranza zero con le nutrie
I numeri sono impressionanti. L’Università di Pavia aveva fatto un primo studio sulle nutrie tra il 2003 e il 2011 e aveva accertato che, partite da una stima numerica di 40 mila, alla fine del periodo di rilevazione erano già diventate 500 mila. L’anno scorso la Regione, attraverso l’Ersaf, ha commissionato un altro studio all’Università di Pavia ed è emersa una stima di 708 mila esemplari in Lombardia, dato fissato nel periodo invernale del 2012. Claudio Prigioni, professore del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente Università degli Studi di Pavia ha coordinato entrambe le ricerche. Dal rapporto del settembre 2014, sottolinea che si presume una popolazione di 708 mila esemplari (range di variazione tra i 363.000 e i 1.054.000). Questi dati, secondo il docente, suggeriscono che le attuali azioni di contenimento della specie intraprese dalle province possono avere solo un effetto locale e limitato nel tempo…
LA TESTIMONIANZA
«A vedere i campi ridotti così ti piange il cuore. Una volta le nutrie si limitavano a divorare la fascia di piante più vicina ai corsi d’acqua. Ma ora, invece, scorrazzano tranquillamente per tutto il campo, lasciando anche all’interno ampie aree rase al suolo. Si portano via, in media, almeno il 20-30% del prodotto». Giuseppe Ferri, agricoltore di Castelleone, racconta all’ufficio comunicazione di Coldiretti la sua quotidiana lotta contro un flagello diventato, negli anni, sempre più presente e nocivo. L’agricoltore non si limita al racconto: nell’impegno di “dare prova” di quanto afferma, propone un ‘percorso’ tra i suoi campi.
Si parte dalla zona Serio Morto, al confine fra Castelleone e Ripalta Arpina. «Questo è da sempre uno dei miei campi migliori - racconta - cento pertiche di terra coltivate a mais da granella, ben servita dal corso d’acqua che permette l’irrigazione. Il problema è che questo corso d’acqua è diventato il regno delle nutrie. E il mio campo è diventato la loro mensa. Almeno duecento quintali di prodotto finisce mangiato dalle nutrie». In effetti, nel campo si notano ampi spiazzi dove le piante di mais sono state atterrate, strappate, e poi trascinate verso il corso d’acqua. «La notte - continua l’agricoltore - quando sono qui impegnato nell’irrigazione, c’è d’aver paura: ci si trova tra i piedi nutrie anche enormi, che non dimostrano alcun timore dell’uomo. Con gli anni questa specie si è adattata sempre meglio al territorio, si è fatta sempre più disinvolta, sempre più padrona»…
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