In concomitanza con l’8 marzo il Cdm ha approvato un Ddl per l’introduzione del delitto di femminicidio come diventa un reato specifico nel codice penale punito con il massimo della pena: l’ergastolo.
L’introduzione del delitto di femminicidio nell’ordinamento italiano è una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale, il provvedimento viene visto come un nuovo passo verso la nascita di un Testo Unico contro le violenze di genere.
L’introduzione del nuovo reato, sottolinea il ministro alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, serve a “rimarcare l’assoluta specificità del femminicidio che dipende da questioni strutturali della società”, la diversità del femminicidio dall’omicido è dimostrata “da un’assimetria evidente fra le uccisioni di donne da parti di uomini rispetto al contrario, che sono numeri quasi inesistenti”.
Come dire che il femminicidio non si limita solo (si fa per dire) all’atto dell’uccisione di una donna, ma riguarda anche le aggravanti per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn, ma anche per le pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili che riguardano tante migranti che vivono in Italia, riguarda la condizione di schiavitù in cui vivono molte donne che non hanno la libertà di avere un conto corrente, che non hanno la libertà della propria autonomia lavorativa, che non possono fare scelte finanziarie.
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