Alberto Ghisi racconta prospettive e caratteristiche della professione a partire dalla sua esperienza personale, soffermandosi soprattutto sulle sfide che un giovane commercialista si trova ad affrontare.
Quale è stato il suo percorso?
«Ho studiato economia all’Università Cattolica di Piacenza, iniziando con una triennale in Gestione d’Azienda e proseguendo con una magistrale in Legislazione d’impresa. Durante il secondo anno della magistrale, ho svolto un tirocinio di sei mesi presso lo studio Grant Thornton a Milano. Questa esperienza, inizialmente molto impegnativa per il passaggio dall’università al lavoro, si è rivelata fondamentale per il mio percorso. Parallelamente, ho sviluppato una tesi innovativa sul transfer pricing e i nuovi modelli di business nella new economy, lavorando a stretto contatto con un partner dello studio. Questo progetto mi ha permesso di entrare, al termine della laurea, nel team specializzato in transfer pricing, un passaggio che mi ha portato da un ruolo generalista a uno più specifico. Successivamente, ho completato il tirocinio obbligatorio per l’Esame di Stato da Dottore Commercialista, superato alla prima prova, seguito dall’esame da Revisore Legale, affrontato dopo tre anni di pratica. Oggi lavoro a Soresina accanto a mio fratello gemello, anch’egli commercialista, con cui collaboro stabilmente. Mantengo inoltre un rapporto continuativo con lo studio di Milano, un riferimento importante nella mia carriera. Questo percorso, che unisce formazione accademica e esperienze professionali diversificate, mi ha permesso di sviluppare competenze specialistiche in un contesto dinamico e stimolante, oltre che internazionale».
Cosa l’ha spinta a diventare commercialista?
«Sin da piccolo ho sempre avuto una forte passione per i numeri e per tutto ciò che fosse razionale e scientifico. Questa inclinazione naturale ha orientato il mio percorso verso l’ambito economico. Ritengo che chi sceglie di studiare economia abbia generalmente due principali sbocchi: lavorare in azienda o intraprendere la libera professione. Tra i due, ho percepito la libera professione come una scelta che offre un maggior valore aggiunto. Da un lato, permette un’indipendenza lavorativa; dall’altro, offre la possibilità di specializzarsi e concentrarsi su aree che si trovano più stimolanti». (...)
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