ha riconquistato lo Zini
Certe vittorie non hanno prezzo. E per il resto c'è MasterCard. La Cremonese agguanta la semifinale playoff con una vittoria dal sapore epico. Sanguigna e tumultuosa. Un rodeo di emozioni e depressioni che sfociano nell'esaltazione collettiva propiziata dal rigore parato da Bremec a Tedeschi - il diciottesimo della sequenza finale di tiri dal dischetto - che fa calare il sipario sulla sfida infinita con l'Albinoleffe. Nella prima uscita post stagione regolare, i grigiorossi fanno surf con i sentimenti e riconquistano l'affetto dei tifosi inchiodandoli ai gradoni dello Zini per quasi tre ore. Centoventi minuti, quattro reti (due per parte, più una annullata a Della Rocca), un palo, un traversa, diciotto calci di rigore. Roba da calcio d'altri tempi, dove il molto che non fila liscio è comunque niente davanti a quel boato finale dei cinquemila che idealmente si caricano sulle spalle Nicolas Bremec.
E' lui l'eroe dei due mondi, l'hidalgo che incarna perfettamente le mille sfaccettature di un incontro vissuto pericolosamente fra voli pindarici e passeggiate sull'orlo del precipizio. Bremec è l'allampanato guardiano del faro che si lascia battere sul tempo (scaduto) da Cissé nell'occasione del 2-2 e poi si trasforma in cavaliere senza macchia e paura, capace di respingere quattro rigori agli avversari. Il portiere che ama Dalì e Wahrol e fa salire l'adrenalina in corpo ascoltando i Pearl Jam merita la copertina per aver riscattato una stagione tribolata in quell'appendice tutta cuore e batticuore.
Intorno a lui va applaudita la Cremonese rivestita a festa da Dionigi. No, non è questione di modulo. C'entra l'identità: inseguita, perseguita e finalmente ritrovata. In mezzo senza Loviso si rinuncia al fosforo e si guadagna in muscoli, determinazione e verticalizzazioni. E a lungo andare non è un male.
Bergamelli e Visconti giocano la partita dell'anno alzando muri in retrovia e partendo - Visconti - al contrattacco a testa bassa; Palermo spende e spande il proprio talento fra attacco e difesa, Brighenti si conferma cecchino da prima linea, Bruccini e Armellino fondono le anime dentro i loro polpacci. E' con loro e con l'inesauribile generosità di Della Rocca che la Cremo raddrizza lo svantaggio regalato a Cissé da Caracciolo, nel primo tempo. Un incidente di percorso, uno sgambetto nella corda lasciata tesa dal destino. I grigiorossi però sono superiori ai loro avversari anche quando l'inserimento di Aurelio sembra sparigliare le carte. Lo dimostrano creando occasioni a ripetizione e costringendo Offredi ad interventi ad alto tasso di spettacolarità. L'Albinoleffe sconta le assenze di Girasole e Corradi. Pesenti, acciaccato, entra a partita in corso e riesce a soffiare sul collo di Abbate e compagni. Ma sul piatto della bilancia la squadra di Dionigi, oltre al pari di Bruccini e al raddoppio di Brighenti, mette anche il montante centrato dal bomber con un colpo di testa magistrale e la botta da sotto di Caracciolo che fa tremare la traversa. Non è notte per il difensore, che il mattoncino alla causa, però, lo porta segnando uno dei calci di rigore chiave.
La mancanza di concretezza resta il principale limite di questa squadra, che tiene in vita l'Albinoleffe e si lascia trascinare nella corrida dei supplementari rischiando la beffa sul filo di lana. Bremec ci mette la mano e rattoppa il pareggio che vale la roulette rossa dei tiri dal dischetto. Tutti calciati nello spechio della porta, con i portieri protagonisti assoluti. Offredi ipnotizza Bruccini, Caridi e lo stremato Palermo. Il numero uno grigiorosso pareggia i conti dicendo no a Taugordeau, Valoti, Cissé (che ha fra i piedi la palla giusta per farci fuori) e scava il solco fra l'Albinoleffe e la semifinale respingendo anche il tiro dell'ex Tedeschi. La Cremo fa un passo avanti. E ora sotto con il Sudtitol.
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