Friedrich Nietzsche scriveva, nel 1874, in Sull’utilità e il danno della storia per la vita: «Della storia ha bisogno (…) colui che custodisce e venera - colui che guarda indietro con fedeltà ed amore, verso il luogo onde proviene, dove è divenuto; con questa pietà egli per così dire paga il debito di riconoscenza per la sua esistenza. Coltivando con mano attenta ciò che dura fin dall’antichità, egli vuole preservare le condizioni nelle quali è nato per coloro che verranno dopo di lui - e così serve la vita. (…) La storia della sua città diventa per lui la storia di se stesso; egli concepisce le mura, la porta turrita, l’ordinanza municipale, la festa popolare come un diario illustrato della sua gioventù, e in tutte queste cose ritrova se stesso, la sua forza, la sua diligenza, il suo piacere, il suo giudizio, la sua follia e le sue cattive maniere».
Di fronte a queste parole non dovrei aggiungere altro, se non inchinarmi nel rispetto di tale chiarezza espositiva. Chiarezza che spiega anche il perdurare del successo odierno di fenomeni quali la festa popolare e la sagra paesana.
Il motivo di tutta l’animazione gioiosa di popolo, che resiste al passaggio dei secoli nelle nostre comunità, in giorni canonici del calendario, o per occasioni di puro svago o di beneficenza, è tutto racchiuso, come dice il grande intellettuale tedesco, nell’amore verso la propria terra, verso la propria città o borgo che sia, e verso la propria gente...

PUOI LEGGERE IL SERVIZIO INTEGRALE SU MONDO PADANO IN EDICOLA FINO A GIOVEDI' 8 MAGGIO OPPURE ABBONANDOTI A WWW.MONDOPADANO.IT

A. Melega, P. Carini, K. Bernuzzi

© Riproduzione riservata