Perché curare significa «offrire una possibilità ai pazienti che hai davanti e agli adulti che diventeranno»
La dottoressa Cristina Resi è il nuovo primario della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Asst di Cremona. Attualmente direttore della struttura semplice Area neurologica all’Asst di Lodi.
Ad annunciarlo sono stati il direttore generale Ezio Belleri insieme al direttore socio sanitario Giorgio Scivoletto che stamattina l’hanno accolta con un incontro informale e di conoscenza.
Con una lunga esperienza sulle spalle e molta passione per un lavoro che è «il più bello del mondo», Resi non nasconde il desiderio di iniziare questa nuova avventura professionale a Cremona che definisce «la culla della neuropsichiatria infantile», grazie alla lungimirante attività del professor Giovanni Lanzi, precursore e maestro.
Con ogni probabilità Resi, prenderà servizio all’Asst di Cremona fra ottobre e novembre di quest’anno.
CONOSCERE I COLLEGHI PER LAVORARE BENE INSIEME
All’inizio il rapporto con i colleghi avrà la priorità, «per prima cosa sarà necessario fare la nostra reciproca conoscenza» - spiega Resi. «Nella vita professionale, il mio obiettivo è sempre stato quello di valorizzare le competenze. Credo che per tutti sia necessario avere l’opportunità di esprimersi attraverso quello che più piace e interessa, anche per poter affrontare la routine che fa parte del quotidiano. Intendo dire che bisogna fare tutto insieme».
«Ho sempre pensato che il primario debba essere quel professionista che dal punto di vista clinico ne sa di più, sul quale poter contare per le diverse necessità. Per i collaboratori vorrei diventare un punto di riferimento clinico con la porta sempre aperta. L’intento è di costruire insieme un progetto da portare avanti e da mettere a disposizione della comunità. Spero di riuscirci, di essere all’altezza».
FRA GLI INTERESSI CLINICI, AUTISMO, EPILESSIA E DISAGIO GIOVANILE
«In più di trent’anni mi sono occupata di moltissime cose» – aggiunge Resi. «Nasco in area neurologica, ho lavorato all’Istituto Neurologico Fondazione Mondino di Pavia, arrivo dalla scuola del professor Giovanni Lanzi e del professor Pierangelo Veggiotti, mi sono sempre occupata di neuropsichiatria anche negli ospedali di Melegnano, Mantova e Lodi, dove, confesso, mi sono innamorata dell’attività territoriale. Ho approfondito alcuni disturbi specifici come l’autismo, l’epilessia e il disagio adolescenziale. Mi ha sempre interessato il lavoro dell'urgenza-emergenza: l'inquadramento veloce del paziente, l'idea di trovare subito quella che è la strada giusta per lui, risolvere la crisi e poi passarlo alle mani esperte di un collega affinché approfondisca e capisca meglio».
LA GRATITUDINE DEI PAZIENTI, «VALE TUTTI GLI ANNI DI LAVORO»
«I rimandi dei pazienti sono la parte in assoluto più gratificante di questo mestiere. Ad esempio, quando i bambini arrivano alla visita e ti cercano, si mettono davanti alla porta e aspettano di entrare perché sanno che ci sei tu ad accoglierli; oppure le mamme che ti dicono “va molto meglio”, poi tutti i messaggi che ricevi» – racconta Resi. «È difficile descrivere cosa si prova, ma è bellissimo. Ho avuto soddisfazioni enormi nella mia vita professionale, ho lavorato tanto, qualcuno mi ha detestata perché sono molto diretta e a volte è difficile accettarlo. Ma quando serve, il medico deve essere direttivo». Una cosa che non si dimentica? «Una giovane ragazza e la lettera che mi ha scritto, perché vale tutti i miei anni di lavoro. La soddisfazione intrinseca di questa professione è dare una chance al paziente che hai davanti e soprattutto all’adulto che diventerà».
LA SOCIETÀ CAMBIA E GLI ADOLESCENTI CERCANO RIFERIMENTI
«La società è molto cambiata e la neuropsichiatria infantile è strettamente legata al tipo di società con la quale interagisce. Oggi ci troviamo a operare in una società multietnica con delle complessità sociali elevatissime, non sto parlando solo di popolazioni migranti, ma anche delle popolazioni autoctone. Un bambino è il risultato di un certo tipo di genetica e di un certo tipo di ambiente. E in questo momento l’ambiente è decisamente sovvertito: c’è stato un ribaltamento dei valori e dei modelli educativi, mancano punti di riferimento: la famiglia, la scuola, i servizi, la sanità e il sociale sono in sofferenza» – precisa Resi. «L’uso massivo di tecnologia, la modalità con cui assimiliamo informazioni sul web e sui social hanno finito per modificare il nostro modo di pensare. Si è creato un contesto che fa da cassa di risonanza all’interno del quale i più fragili esplodono. E tra i più fragili ci sono gli adolescenti, cioè le persone che cercano e hanno bisogno di riferimenti; di una figura che - al di là del genere - dia la regola, che mantenga la posizione, che dica no. Qualcuno che puoi anche attaccare, ma sai che è lì, fermo, per te. Mentre sempre più spesso il senso di appartenenza è on line».
CURRICULUM, IN BREVE
Cristina Resi si è laureata con il massimo dei voti in Medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Pavia nel 1993 e nel 1999 ha conseguito la specialità in Neuropsichiatria Infantile frequentando la Divisione di Neuropsichiatria infantile della Fondazione Istituto Neurologico C. Mondino di Pavia.
Dal 2000 è entrata a far parte dell’équipe di Neuropsichiatria Infantile del Centro Regionale per la diagnosi e la cura dell’Epilessia dell’Azienda Ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova. Ha svolto attività sia ospedaliera che territoriale nell’Azienda Ospedaliera di Melegnano fino al 2002, per poi diventare responsabile dell’ambulatorio per l’Epilessia in età evolutiva dell’ASST di Lodi dove nel 2023 è stata direttore facente funzioni dell’Unità operativa complessa dei Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e attualmente è direttore della Struttura semplice Area neurologica.
Fra i principali ambiti di interesse la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico, dei disturbi da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), dei disturbi specifici del linguaggio e dell’apprendimento, e le disabilità complesse.
Nel 2024, in collaborazione con il PCS di Casalpusterlengo, ha istituito l’Ambulatorio di Transizione. Un progetto pilota che prevede una co-conduzione dei pazienti dai 16 anni con problemi di salute mentale.
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