Cremona è satura: questa è l’unica certezza che vale a destra come a sinistra. La differenza sta nel “come” lo si ammette: toni prudenti ma consapevoli da parte di chi governa; preoccupati e critici da parte di chi si oppone. Vediamo i numeri. Al 30 aprile di quest’anno, i minori stranieri non accompagnati accolti nel territorio cittadino sono 277, quaranta dei quali neo-maggiorenni in prosieguo amministrativo e il resto con un’età media di 16 anni. «Un numero complessivo che, se parametrato alla popolazione residente – dice l’assessore al Welfare Marina Della Giovanna – è di molto maggiore di quello di altre province più estese e più popolate».
Attorno al tema dell’accoglienza ai minori che arrivano da Paesi extra Ue c’è da tempo uno scontro politico che non cenna a placarsi. Al centro del contendere due elementi. Il primo: l’aver reso Cremona punto d’approdo di un numero eccessivo di minori; il secondo (conseguenza del primo): la qualità dell’accoglienza. Partiamo da qui. Il modello che il comune di Cremona applica da anni è quasi un unicum nel panorama nazionale e si definisce “a filiera”. Si struttura su due livelli, il primo per i “pronto interventi”: dall’arrivo del minore sul territorio comunale, lo stesso viene accolto per un massimo di 60 giorni all’interno di una struttura e osservato sotto tutti i punti di vista, sociale, educativo, psicologico. Questo serve a indirizzarlo verso un’accoglienza più mirata (secondo livello) e finalizzata ad un inserimento completo del ragazzo (ne parliamo a pagina 5). «Le giunte che hanno amministrato Cremona in questi anni hanno scelto di consolidare, via via, una tipologia di accoglienza sperimentale che ha dimostrato di reggere e dare buoni frutti», ha detto sempre Della Giovanna...

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Cristiano Guarneri

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