Era il 1970 quando Mina cantava “Insieme”. Il nuovo campus del Politecnico nasce proprio da uno sforzo congiunto, da un “insieme” che non era scontato, ma che è stato necessaria premessa a tutto, e a tutto ha dato corpo. Il «contributo» è arrivato «da ogni istituzione», ha detto mercoledì scorso Giovanni Arvedi, quando ha preso la parola in un’aula magna avveniristica, una delle tante novità architettoniche e tecnologiche uscite dalla ristrutturazione dell’ex caserma Manfredini. Presenti le autorità civili e militari e i soggetti firmatari l’intesa che ha reso possibile l’intervento: la Fondazione Arvedi Buschini, il Demanio proprietario dell’immobile, la Prefettura, il Comune e la Provincia di Cremona, il Ministero dell’Interno e naturalmente il Politecnico di Milano insieme alla sua Fondazione. Per la prima volta, a cantieri chiusi, l’area da 30mila metri quadrati che sarà sede universitaria, si è aperta all’esterno, sia pure ad una piccola delegazione di invitati e per sole tre ore. La nuova “casa” del Politecnico è il secondo step di un progetto più ampio, quello di Cremona-città-universitaria, un “pensiero” che nel Cavalier Arvedi si è formato nel lontano 2017 per «l’amore alla città, la fiducia nei giovani e il convincimento che la Cultura sia un fattore determinante per farci uscire dall’isolamento e dall’insenilimento»...

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Cristiano Guarneri

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