«Quando tornavo a casa da scuola e la salutavo, alcune volte la mamma mi rispondeva: ciao, cosa non è andato bene, un compito o un’interrogazione? Aveva un sesto senso, forse qualcosa di più». Rita Turla, assistente volontaria per il trasporto degli anziani ai Centri diurni, ha avuto entrambi i genitori ciechi. La mamma Frida lo era sin dalla nascita mentre il padre Giuseppe ha perso la vista a 17 anni per lo scoppio di un tornio sul quale stava lavorando. Si sono conosciuti all’Istituto ciechi di via Cesari a Cremona: la mamma era una massaggiatrice, il padre impagliava le sedie.
Rita parla soprattutto della mamma. Nel 1933, una legge nazionale aveva stabilito che ciechi e disabili finissero negli Istituti. La mamma, che aveva 11 anni, era andata a Milano, ma allo scoppio della guerra tutti gli allievi erano stati mandati a casa. Mia mamma abitava a Luserna, un’isola cimbra a 1333 metri di altitudine, vicino a Folgaria. Era bravissima a lavorare a maglia e per 7 anni, a Milano, aveva studiato pianoforte...

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Paolo Carini

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