ll Centrodestra ha scelto. È Alessandro Portesani il suo candidato a sindaco di Cremona. L’annuncio è di ieri, in una Sala Eventi dello Spazio Comune stipata di addetti ai lavori, cronisti e curiosi. Già nel primo pomeriggio circolavano conferme su quello che poi, alle 16.48, è stato formalizzato da Marcello Ventura, segretario provinciale di Fratelli d’Italia, e che era già plasticamente riprodotto dalla posizione al tavolo dei relatori. Portesani al centro, affiancato (alla sua destra) da un sorridente Simone Bossi (Lega) e da Gabriele Gallina (Forza Italia), due che hanno sempre visto nell’esperto di welfare il cavallo su cui puntare. A sinistra, Ventura e Giuseppe Trespidi (Udc), soddisfatti certamente, ma per ragioni diverse. E voci su Portesani-candidato-sindaco circolavano da giorni. Il “sì” al suo nome uscito dal Coordinamento provinciale di FdI aveva di fatto spianato la strada al 41enne cremonese. Per questo la presentazione del “programma del cambiamento” come motivo dell’incontro con la stampa suonava tipo: “Ci voleva una scusa per dirvi la cosa che conta”.
Ventura fa gli onori di casa e arriva subito al punto. Parla di «lavoro sul programma» e di una «attenta analisi», dopo i quali tutti i partiti del centrodestra hanno indicato lui, Portesani. Applauso e sorrisi. Bossi la definisce una «bellissima candidatura» e ammette la «grande voglia di cambiare Cremona». “Cambiare” è il verbo su cui punterà da qui in avanti la comunicazione del Centrodestra. Gallina definisce Portesani una «figura nuova», nata dalla «condivisione sui contenuti», solo dopo la quale si è arrivati a una convergenza sul nome. Trespidi riporta tutti all’obiettivo comune: da adesso in avanti, dice il segretario dell’Udc, «dovremo essere percepiti dai cremonesi come occasione di cambiamento». Appunto.
Tocca a Portesani. Le prime parole sono per scusari del ritardo e con un sorriso scaltro dice «che sarebbe troppo facile infierire sulla difficoltà della sosta a Cremona». E poi «grazie», in primis alla disponibilità dei componenti della sua lista (ribadisce spesso: civica) e poi ai «quattro partiti della coalizione, perché si sono dimostrati disponibili all’ascolto e con tutti (...).
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