L’argomento non è propriamente “estivo”, ma ha (e avrà) un impatto non da poco sulla vita degli italiani. Il Pnrr (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) è acronimo ormai familiare, simbolo, all’epoca in cui fu varato, di una prospettata “resurrezione” del tessuto sociale ed economico nostrano, uscito male dai colpi della Pandemia; oggi, è finito a provocare sbuffi e - peggio - indifferenza, mista a disillusione. Colpa dei (soliti) ostacoli che minano il conferimento delle risorse e, quindi, l’attuazione dei progetti che dovrebbero cambiare volto ai territori del nostro Paese. La premier Giorgia Meloni ha predicato fiducia e ottimismo: i tecnici del governo lavorano «in modo certosino» per colmare le distanze tra ciò che l’Europa chiede e alcuni progetti del Pnrr non confacenti ai requisiti previsti. E’ questo il motivo della sospensione della terza tranche (19,9 miliardi di euro) dei fondi complessivamente destinati al nostro Paese.
Ne fanno le spese, principalmente, i destinatari delle risorse: i Comuni. Che devono fare i conti con un meccanismo di richiesta, conferimento e rendicontazione delle risorse per nulla semplificato. L’impatto, soprattutto sugli enti più piccoli, è devastante. In queste pagine raccogliamo lo stato dell’arte, in molti casi anche lo sfogo, di alcuni sindaci della nostra provincia. Cominciamo da Michel Marchi, primo cittadino a Gerre de’ Caprioli e vicepresidente Piccoli Comuni di Anci Lombardia.
Marchi, sul Pnrr da tempo si è scatenato un acceso confronto politico. Chi ne fa le spese sono le realtà locali. A che punto è la situazione per quello che vede dal suo osservatorio?
«Il confronto politico ci sarà sempre. Poi con così tanti soldi in ballo è normale che i toni siano accesi. Ma né l’Italia, né l’Europa si possono permettere di far saltare gli accordi finanziari, quindi alla fine tutto si sistemerà. La verità è che i ritardi si ripercuotono a catena sull’erogazione dei fondi ai soggetti attuatori, Comuni compresi, e proprio i Comuni sono gli anelli più fragili in questo contesto. In alcuni casi, troppi, si registra ritardo anche nell’uscita delle graduatorie».
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