Yannick scrive per tutti
Yannick Som ha 24 anni, è di origine ivoriana, abita a Binanuova e lavora come Asa alla Casa di riposo di Vescovato. Oggi studia per qualificarsi come operatore, ha stipulato un mutuo per la casa, ha la sua auto e ha scritto un libro. Rinnoverà, grazie al lavoro, il permesso di soggiorno quinquennale.
Tutto quello che gli è successo prima è da raccontare, tenendo presente che il lieto fine che oggi conosciamo, per tanto tempo è sembrato irraggiungibile.
Prima disgrazia, alla nascita. Yannick è nato con un parto podalico, cioè presentandosi con i piedi. In gran parte dell’Africa, oggi, i parti cesarei si praticano anche nei piccoli ospedali. Ma in alcuni villaggi, può essere ancora un problema e può diventare causa di morte per la madre. Ma per la tribù dei Lobi, legatissima alla tradizione, il parto podalico è soprattutto un grave presagio per la famiglia. Il padre di Yannick muore dopo solo 3 mesi, nel villaggio si rafforza la convinzione che la responsabilità sia di questo piccolo stregone. Non deve continuare a vivere, basta lasciarlo qualche giorno senza mangiare, in fondo alla capanna. La madre vuole però tenerlo e con grande coraggio, si mette in conflitto con la famiglia fino ad esserne allontanata. Si sposta in capitale, ad Abidjan, per cercare di rifarsi una vita. Trova un uomo, ha un altro bambino. A 14 anni muore anche l’uomo che Yannick considera suo padre. Il fratello Pascal resta nel villaggio paterno, lui e la mamma devono partire. Gli verrà spiegato poi dalla madre che quello non è il suo vero padre. Poco dopo, la mamma è colpita da una parziale paralisi. Su consiglio di una famiglia amica, si cerca l’aiuto di un guaritore in Burkina Faso. «Noi ci credevamo - racconta Yannick - perché aveva guarito diverse persone. Per mia mamma, aveva prescritto un decotto di erbe da trovare nella savana. Ogni giorno facevo 28 chilometri in bici per poterle procurare. E dovevamo pagare il guaritore»...
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