Mondo Padano lo aveva premiato come 'Cremonese dell'anno per la cultura' nel 2015. E' scomparso all'età di 104 anni, il Maestro Mario Coppetti, scultore, il decano degli artisti cremonesi che, proprio nel 2015, ad onta dei suoi 102 anni, aveva dimostrato una vitalità incredibile nel farsi promotore di in un’indiscutibile operazione culturale qual è il recupero e la valorizzazione della Vittoria alata di Calvatone, rimasta per anni confinata nei depositi del museo Ala Ponzone ed esposta in una mostra appositamente allestita al museo archeologico di San Lorenzo.
Qui di seguito il pezzo che Fabrizio Loffi aveva scritto per Mondo Padano sul numero del 25 dicembre 2015, all'interno del paginone dedicato ai 'Cremonesi dell'Anno' del 2015.
Coppetti aveva donato alla città altre splendide creazioni uscite dalle sue indomite mani; il busto di Ugo Tognazzi, per ricordarne i 25 anni dalla scomparsa, e l’altorilievo di Antonio Stradivari donato al Museo del Violino. Già due anni fa, in occasione del suo centesimo compleanno, aveva donato alla città il busto di Claudio Monteverdi, esposto oggi a pochi passi dalla tomba di Antonio Stradivari e quest’anno una straordinaria pietà laica in occasione del 70esimo anniversario della lotta di liberazione. E questo dopo aver ritratto altri grandi cremonesi, Leonida Bissolati, Attilio Boldori e Guido Astori, e un grande italiano, Giuseppe Mazzini.
Arte e politica le due grandi passioni di Mario Coppetti. La politica era una sorta di eredità di famiglia. Coppetti, nato a Cremona il 10 novembre 1913, era figlio di un ferroviere sostenitore di Leonida Bissolati e dei socialisti riformisti, e fin da giovane aveva frequentato ambienti che nulla avevano a che fare con il fascismo.
L’amore di Coppetti per la scultura, invece, era sbocciato negli anni della scuola elementare. Durante i tre mesi delle vacanze estive, infatti, lavorava per un marmista, e più tardi, con il sostegno dei genitori, decise di frequentare la scuola d’arte dell’Ala Ponzone, e una volta completati gli studi cominciò a lavorare con lo scultore Dante Ruffini.
La prima grande svolta della sua vita risale però al 1935 quando, iniziando la guerra d’Abissinia, decide di recarsi in Francia.
La capitale francese rappresentava l’ambiente ideale per un artista come Coppetti, che dopo aver approfondito la conoscenza dei grandi scultori d’oltralpe, ed in particolare di Rodin, eseguì varie sculture, in particolare ritratti. Come quello di Carlo Rosselli, il fondatore del movimento “Giustizia e Libertà”, che Coppetti aveva conosciuto personalmente poco prima che fosse assassinato insieme al fratello da terroristi di estrema destra, nel giugno del 1937. Rientrato in Italia nel 1939, sorvegliato costantemente dalla polizia, che ogni tanto gli intimava di presentarsi in Questura per accertamenti, per poter campare cominciò ad insegnare disegno e plastica alla scuola di liuteria. Successivamente Coppetti proseguì l’insegnamento al liceo scientifico fino al 1975, senza mai abbandonare l’attività di scultore, che è proseguita incessantemente nella sua abitazione di via Chiara Novella, affollata da opere di tutte le fogge, che ritraggono persone, simboli sacri, nudi e animali. Con la fine della guerra e la sconfitta finale del fascismo, Mario Coppetti ebbe finalmente la possibilità di tornare all’attività politica attiva. L’esperienza amministrativa di Coppetti durò lo spazio di tre mandati.
Dopo la Giunta di sinistra con Feraboli, lo scultore cremonese mantenne gli stessi incarichi di vicesindaco ed assessore nelle due legislature successive, nelle giunte rette dal democristiano Vernaschi dal ‘61 al ‘69. Per tornare poi definitivamente al suo laboratorio.
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