Siccità, allarme fieno sugli alpeggi. Secondo un monitoraggio della Coldiretti Lombardia nelle province di Como, Lecco, Sondrio, Brescia e Bergamo, sui pascoli di montagna si registra in media un calo del 20% di erba a disposizione del bestiame. Michele Codega, allevatore 67enne di Colorina (Sondrio), spiega: “Ho gli animali in due alpeggi, uno in Val Cervia (1400 metri di quota) in cui ho 165 capi e l’altro a Caldenno (1600 metri di quota) con 110 capi, e in entrambi la situazione è disastrosa. Ho dovuto portare su gli animali in ritardo di circa 15 giorni, perché l’erba manca e quella che c’è è bruciata per colpa della combinazione di freddo e siccità: in 40 anni e passa ho visto poche altre volte dei pascoli ridotti così”.
Una situazione di allerta che riguarda circa 600 alpeggi lombardi con oltre 800 malghe – spiega la Coldiretti Lombardia – la maggior parte delle quali concentrate in provincia di Sondrio (37%), Brescia (30%), Bergamo (24%), Como (8%), Lecco (8%), ma presenti anche nel Pavese. In tutta la Lombardia i prati a pascolo superano i 109mila ettari, di cui quasi la metà in provincia Sondrio, 27 mila ettari nel Bresciano, 21 mila ettari nella Bergamasca, quasi 10 mila in provincia di Como, oltre 2.600 nel Lecchese e 500 ettari in provincia di Pavia. Appezzamenti a pascolo sono presenti anche a Varese (257 ettari), Mantova (146 ettari), Cremona (103 ettari), Milano (42 ettari), Lodi (22 ettari) e Monza Brianza (12 ettari).
“Quest’anno la stagione è partita molto male: siamo arrivati in malga a metà giugno e la poca erba presente a causa del caldo e della siccità era già in fiore con una reale scarsità di cibo per gli animali. Se dovesse tornare il caldo afoso con 35 gradi, saremo costretti a rientrare prima in azienda con maggiori costi per l’affitto della malga e per il reperimento di fieno e materia prima, come mais e soia, per l’alimentazione degli animali” spiega Buccio Aldino allevatore di vacche di latte a Bagolino (Brescia) e produttore di formaggio Bagoss che ogni estate si reca alla malga Valbuna.
“Sono 47 anni che vado in alpeggio e non ho mai visto una situazione del genere – racconta Alberto Libera, allevatore 51enne di Colorina (Sondrio) – L’erba è davvero poca, per colpa del freddo in primavera e della siccità che non ci dà tregua. Quest’anno sarò costretto a riportare in stalla in anticipo i 160 capi che possiedo tra manze, vitelli e vacche da latte. Sono arrivato in alpeggio alla fine di giugno e al massimo tornerò indietro il 20 settembre, sempre che l’erba basti”.
Dalla Valsassina, in provincia di Lecco, Simone Bergamini, allevatore 31enne di Pasturo racconta: “L’erba è poca, in molti casi bruciata, e in un alpeggio a 1.600 metri di quota è un evento raro. Ho qui 170 capi di vacche da carne e da latte, e sarò costretto a riportarle in stalla almeno 10 giorni prima del previsto”. Giancarlo Albini, imprenditore agricolo di Gravedona ed Uniti (Como), ha dovuto portare dalla stalla il fieno alle sue vacche da latte in alpeggio: “La situazione è disastrosa. Nei pascoli in montagna la poca erba che resiste è bruciata. Sto cercando di comprare il fieno ma è introvabile e ha prezzi molto alti, perché a causa della siccità chi ce l’ha se lo tiene stretto per timore di rimanerne senza”.
Da Branzi (Bergamo) Francesca Monaci, Presidente del Consorzio Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, spiega: “Nei pascoli in media abbiamo perso il 30-40% circa del foraggio e in alcune zone particolarmente esposte al sole, l’erba è così scarsa che le mucche producono fino al 50% in meno di latte. Neppure i temporali ci stanno dando beneficio perché le piogge troppo violente non riescono a penetrare il terreno e dissetare l’erba. Per ora non abbiamo problemi per dare da bere agli animali ma se questa situazione dovesse continuare, dovremo trovare un modo per portare l’acqua in malga”.
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