Resta una strada in salita, ma solo dal raggiungimento delle pari opportunità fra uomo e donna nel lavoro l’Italia potrà trarre la spinta necessaria per imboccare un robusto percorso di crescita ed aumentare la competitività necessaria per essere al passo con i Paesi più avanzati, non a caso quelli in cui l’economia si sviluppa a ritmi superiori e il benessere e la qualità della vita sono maggiormente diffusi. L’Italia sta compiendo qualche passo nella giusta direzione - a livello normativo e certo anche culturale - ma essendo partita con estremo ritardo (in questo come in molti altri campi), naturalmente si trova a rincorrere. Un esercizio sempre difficile e dispendioso in termini di energie (e risorse) profuse, ma ancora più problematico quando avviene dopo anni di crisi spaventosa, un contesto storico in cui la prorità è il lavoro e il timore di perderlo passa sopra qualunque altra cosa. E’ il quadro che emerge dall’attività di monitoraggio compiuta dalla Consigliera di Parità, Carmen Fazzi, in carica dal novembre del 2015 all’interno di un ufficio molto delicato: la realtà che emerge - spiega - è che le discriminazioni (non solo nella selezione che precede l’accesso al lavoro, ma anche nel corso della carriera) continuano ad esserci e, naturalmentem riguardano in massima parte le donne, ancor più quando decidono di mettere al mondo un figlio...
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