«Di sicuro non sarà facile. Ma se non credessi che si può fare, certamente non avrei accettato l'incarico». Con la franchezza che lo contraddistingue e senza giri di parole, Carlo Cottarelli, Commissario straordinario alla spending review incaricato dal Governo Letta di mettere ordine ad una spesa pubblica a dir poco disordinata, ha risposto alle domande dei giornalisti intervenendo all'assemblea pubblica dell'Api. In una Sala Maffei gremita all'inverosimile, Cottarelli è stato accolto dal presidente dell'Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Cremona, Alberto Griffini, dal presidente di Confimi Impresa, Paolo Agnelli, e dal segretario dell'Api Marco Davò.
A fare gli onori di casa il presidente della Camera di Commercio di Cremona, Giandomenico Auricchio. In sala tantissimi rappresentanti delle associazioni di categoria, del sindacato e delle istituzioni. Che hanno applaudito anche la consegna dei riconoscimenti ad un gruppo di 23 aziende associate.
Nel suo appassionato intervento Griffini ha difeso l'importanza della manifattura che in italia «è rappresentata per il 95% da piccole e medie imprese», criticando la «sconsiderata globalizzazione selvaggia che non è stata governata dall'Europa», ma bensì subita. «Come fanno le nostre imprese ad essere competitive e ad esportare se in Paesi come il Brasile, la Cina o L'india si applicano dazi pesantissimi sulle merci che noi produciamo e che cerchiamo di vendere in quei mercati. E perchè, invece, in Europa, si è lasciato che i prodotti di questi Paesi potessero invadere i nostri mercati senza alcuna forma di controllo?» - si domanda Griffini. Che ha anche invitato le associazioni a non dividersi e a fare fronte comune perchè «i nostri competitors sono fuori dai confini nazionali, non sono i nostri colleghi di altre categorie economiche».
Carlo Cottarelli, dal canto suo, ha iniziato il suo intervento con un'espressione del dialetto cremonese, pescata nel suo passato giovanile. «Quando ero ragazzo mi dicevano che “Se se pol mia fa, se fa sensa”, cioè se una cosa non si può fare se ne fa a meno. Un principio sacrosanto che le famiglie italiane applicano da sempre». A tal punto che, secondo Cottarelli – per centrare l'obiettivo di un risparmio della spesa pubblica improduttiva per liberare risorse da destinare alla riduzione delle tasse sul lavoro, alla riduzione del deficit e del debito e degli investimenti, basterebbe applicare il principio del buon padre di famiglia.
Il contesto globale - La globalizzazione dei mercati è il contesto nel quale l’Europa, e l’Italia, si trova ad agire. «La globalizzazione ha avvicinato Paesi molti diversi fra loro – ha spiegato Cottarelli - . Da un lato Paesi come l’Italia, caratterizzati da un’elevata presenza dello Stato nell’economia e un’elevata tassazione e Paesi, quelli emergenti, in cui questi due fattori sono molto meno significativi. Se è vero che nei prossimi anni questi paesi si avvicineranno ai nostri livelli di spesa e tassazione, con una diminuzione delle attuali differenze che ci separano da loro, è anche vero che nell’immediato i paesi che hanno una notevole presenza dello Stato ed un’elevata tassazione risultano penalizzati e meno competitivi».
Che cosa si fa con la spesa pubblica - «Dipende da che tipo di spesa è – spiega ancora Cottarelli – se è buona spesa è in grado di generale ricchezza ed è sicuramente positiva. In altri termini, questo significa che i servizi pubblici frutto della tassazione devono essere buoni servizi. D’altro canto una minore tassazione rende il Paese più competitivo, soprattutto in un’area caratterizzata da un’unica moneta come l’euro. Ecco perché una revisione della spesa è utile».
L’obiettivo - «Migliorare i servizi erogati dallo Stato e nel contempo trovare le risorse – quantificate in 32 miliardi di euro – entro il 2016. Per fare cosa? Per ridurre le tasse sul lavoro e renderle uniformi alla media della zona euro perché oggi l’Italia ha un livello superiore a questa media. Parte delle risorse liberate saranno impiegate in investimenti produttivi e nella riduzione del deficit e del debito. Gli obiettivi, dunque, continua il commissario straordinario, sono chiari».
La collaborazione - «Una revisione della spesa non si può fare contro la pubblica amministrazione – dichiara Cottarelli - . Che spiega il metodo di lavoro utilizzato. «Abbiamo creato 25 gruppi di lavoro che hanno il compito di analizzare la spesa pubblica. Questa analisi, tuttavia, non può riguardare gli organi costituzionali che godono sotto questo profilo di autonomia. All’interno di questi gruppi di lavoro ho voluto anche degli accademici. Da parte mia io mantengo la mia indipendenza di giudizio rispetto a quello che mi diranno questi gruppi di lavoro e avrò anche la possibilità di pronunciare delle raccomandazioni agli organi costituzionali perché anch’essi facciano la loro spending review».
Tempi brevi - «A fine febbraio i gruppi di lavoro avranno già elaborato le prime indicazioni perché si arrivi ai primi provvedimenti di revisione della spesa entro il 2014. Essenzialmente eliminare gli sprechi e il perimetro della spesa pubblica quando questa non è prioritaria per la pubblica amministrazione ma anche quando comporta una riduzione dei costi per il cittadino. Avremo anche la possibilità di avvalerci della ragioneria generale dello stato e della Guardia di Finanza».
Trasparenza - «Metteremo on line delle banche dati della spesa pubblica in Italia e realizzeremo anche un sito web tramite il quale i cittadini potranno segnalarci gli sprechi. Già oggi mi arrivano decine di mail ogni giorno. Ma consulteremo anche le parti sociali e coinvolgeremo la pubblica amministrazione in questa attività di analisi perché solo facendo comprendere a tutti i benefici di una razionalizzazione si potranno ottenere dei risultati».
Compito difficile - «Non sarà facile – ammette Cottarelli – soprattutto perché ho registrato una grande sfiducia collettiva generata dai fallimenti del passato. Dobbiamo andare oltre superando gli interessi particolari per quelli generali. In realtà attuare la spending review sarebbe molto facile se si applicasse il principio del buon padre di famiglia, qualcosa che mi è stata insegnata da mio padre, Ciro Cottarelli e da mia madre, che mi parlava della necessità di avere rispetto della res publica, cioè della cosa pubblica».
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